Il fascicolo no…non l’avevo considerato – di Elisa Capitani
Parole su parole a condire il momento di emergenza che coglie il nostro Paese ancora impreparato. Parlare di impreparato non è del tutto corretto. Si pensi infatti all’età dei fabbricati e alla densità di costruzione caratteristica di alcuni comuni italiani. Dopodiché, si provi a pensare come questa non potesse essere una tragedia annunciata.
Il nostro patrimonio immobiliare ha una storia molto antica rispetto, ad esempio, a quella dei paesi americani. Inoltre sino a qualche tempo fa le rilevazioni del rischio di terremoto erano abbastanza statiche (per rimanere n tema). Contestualmente al verificarsi di alcuni terremoti, tra i quali quello che ha colpito la mia Emilia, si è rivalutata la mappa di rischio. Questo non ha conseguito un intervento sistematico e massiccio in quei luoghi considerati a rischio rilevante, poiché non v’era emergenza immediata.
I soldi non ci sono e quando ci sono vengono spesi solo per tamponare eventi fortuiti. Questa capita perché l’istituzione pubblica è stata contaminata dalla finanza. Lo stato non possiede più lungimiranza e sulla tutela sociale ma ragiona come un ente privato che deve unicamente produrre reddito. Ma questo è un altro discorso.
Gli interventi per rendere antisismici i fabbricati oltre ad essere estremante costosi sono altrettanto infattibili in fabbricati vecchi. La nostra realtà è questa e ci si devono fare i conti. Non tralasciamo poi che esiste il Ministero dei Beni Culturali che ha il potere di decidere tutto, interventi e/o impianti, su strutture un po’ datate e pregevoli per arte o storia.
Il patrimonio dello Stato è davvero immenso. I Comuni cercano di provvedere ma non esiste nessun comune che possegga i fondi e le libertà di fare interventi riqualificanti. Inoltre i fabbricati sono per la maggior parte privi di certificazioni o carte d’identità che consentano di verificare lo storico e/o lo stato dell’arte in cui versano.
Gli strumenti però sono stati varati. Il Fascicolo del Fabbricato venne istituito con delibera del 4/11/1999 dal Comune di Roma, ma poi non se ne seppe più nulla, probabilmente giudicato più una raccolta burocratica che un reale strumento da utilizzare.
In questo modo sarebbe possibile costruire un archivio e mettere un punto zero su cui basarsi per ogni successivo intervento. La volontà di fare questo non è mai esistita e non me vogliano le istituzioni ma ci se ne è sempre allegramente fregati, sponsorizzando il nuovo e non fornendo agli attori interni all’istituzione i mezzi per attuare questo processo, che parte proprio dall’analisi a 360°.
Proprio ieri, transitando per Milano, facevo caso da una parte, alla enorme quantità di fabbricati, perlopiù privati, dismessi e sfitti e dall’altra di nuove costruzioni in edificazione. E’ così impensabile in un momento storico come questo, mettere una mano sulla coscienza e sul portafoglio, facendo sì che ci sia una vera agevolazione all’utilizzo del vecchio? L’insediamento di una nuova attività autorizzato in funzione dei fabbricati disponibili e dal loro utilizzo, nonché dall’età? In questo modo nel caso in cui un edificio sia troppo vecchio proporre l’abbattimento e la nuova costruzione.
Ovviamente questo discorso è a parte poiché si tratta di edifici industriali e non di condomini per i quali il discorso è più complesso.
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