La bottiglia innamorata

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In un grande supermercato una bottiglia stava stranamente fuori dagli scaffali, poggiata su un rialzo bene in vista, ma in un posto insolito, all’angolo della corsia, nel mezzo di altri prodotti che di vino non avevano nulla a che fare. Era strano vedere una così bella bottiglia, sinuosa, con un’etichetta colorata circondata di oro. Faceva pensare ad una musa di Bacco.

Tutti si fermavano ad ammirarla; la guardavano e forse si domandavano in silenzio perché fosse lì e non dietro una vetrina. Ma nessuno la prendeva, nemmeno per leggerne i particolari; tutti sceglievano bottiglie riposte negli scaffali.

Passò molto tempo, ma la bottiglia rimaneva sempre sola e appartata.

Un giorno arrivò un signore distinto nel reparto dei vini. Fece avanti e indietro nella corsia tappezzata di bottiglie, scrutando ogni vino bianco e rosso attentamente. Sembrava che controllasse tutto, la forma, il riflesso dei vini bianchi e cosa si leggeva su ogni retro etichetta. Poi con delicatezza riposava le bottiglie.

Quando arrivò in fondo alla corsia, sopraggiunse davanti alla bella bottiglia appartata. La guardò con le mani dietro la schiena, la riguardò più volte molto serio e attento. Poi si fece un secondo giro per la corsia, magari cercando un confronto con tutte le altre bottiglie. Alla fine ritornò dalla bottiglia solitaria, la riguardò per bene, la prese con delicatezza e con una mano accarezzò l’etichetta che sembrava essere fatta di seta. La tenne in mano per un lungo attimo poi la rimise al suo posto.

A quel punto la bottiglia iniziò a pensare: questo signore sembrava diverso.

Mentre tutti le davano uno sguardo e poi basta, questo signore invece appariva attirato, quasi ammaliato da essa tant’è che iniziava a sentire una forte attenzione per lui.

Dopo un po’ il signore, ripensandoci bene, ritornò da quella bottiglia e decise di prenderla come se non ne potesse fare a meno e la poggiò delicatamente nel carrello dopo aver fatto lo spazio necessario per evitare che potesse cadere.

La bottiglia era eccitata; non gli sembrava vero che dopo tanto tempo fosse stata motivo di attenzione. Avvertì gli occhi dell’uomo su di essa mentre si dirigeva alla cassa. Solo perché il colore della bottiglia era scuro non si poteva vedere il suo leggero arrossamento.

Quando arrivarono a casa, l’uomo prese la bottiglia e per prima cosa la posò su di un mobile.

Quando la bottiglia si accorse della rastrelliera dove vi erano altre bottiglie divenne triste, delusa di essere destinata a diventare una delle tante altre. Pensava invece di aver trovato il vero amore, quel sentimento di sentirsi unica per qualcuno.

Dopo un po’ ritornò l’uomo e riprese la bottiglia con due mani, accarezzandola di nuovo, come quell’atto intimo che solo un uomo innamorato sarebbe capace di fare alla sua donna. E allora la bottiglia ritornò ad emozionarsi mentre quello che lei considerava ormai il suo uomo l’appoggia delicatamente sulla bella tavola con una tovaglia bianca ben apparecchiata.

In quel momento la bottiglia si sentiva come se fosse su un piedistallo e allora concluse che non era stata portata in quella casa per essere messa assieme alle altre. Perciò era stata appartata in negozio dalle altre bottiglie: doveva essere in mostra per qualcuno di speciale.

Passò ancora un po’ di tempo poi l’uomo si sedette a capotavola e posò la sua mano sulla bottiglia sfiorandola con le dita e poi allontanandola leggermente per meglio ammirarla.

Dopo quel gesto, la bottiglia si appassionò ancora di più per quel l’uomo. Aveva trovato ciò che cercava.

L’uomo iniziò a mangiare qualche minuto dopo e prima di finire il primo piatto prese la bottiglia delicatamente e l’avvolse in un candido tovagliolo. La bottiglia si emozionò ancora di più mentre sentiva il tessuto accarezzarla.

L’uomo pian piano le toglie il suo cappello rosso ed estrae il tappo. Poi versò il vino in un calice di delicato cristallo, ampio e trasparente a forma di ballon e iniziò a roteare il calice per sentire le essenze del nettare che stava per bere. Lo annusò e lo bevve con gli occhi socchiusi dal piacere. Solo dopo aver assaporato un sorso dell’ambrosia, ritornò a riguardare la bottiglia con occhi dolci e appagati.

La bottiglia era incantata per essersi sentita così apprezzata. Era tanto entusiasta che si convinse che lui la amava.

L’uomo riprese a mangiare; ogni tanto toccava la bottiglia in un silenzioso linguaggio di amore mentre essa non stava nella pelle, sempre più colpita. L’uomo continua a berla mentre le sue papille gustative si eccitavano ad ogni sorso. Anche se pian piano la bottiglia ormai si sentiva svuotata, era felice per l’amore trovato.

A fine pranzo l’uomo si alzò ed essa lo seguì con un languido sospiro silenzioso. Lui ritornò poco dopo a sedersi e versò nel suo calice le poche gocce rimaste. Poggiò la bottiglia dinanzi a sé e mentre la fissava come se qualche folle pensiero gli gironzolava nella testa, in bocca assaporava ancora l’ultimo nettare rimasto.

La bottiglia a quel punto non faceva che ripetersi quanto splendido era l’uomo di cui si era innamorata. Ma lui aveva ormai messo da parte quella sensazione di magnetismo. Così si alzò di nuovo, allontanandosi dalla bottiglia ma questa volta per ritornare con una tazzina di caffè.

Eppure si sentiva ancora stregato da questa bottiglia e dal ricordo di quel vino di colore porpora che ancora albergava nella sua anima. Perciò esitò prima di bere il caffè. Non voleva dimenticare.

La bottiglia si emozionò ancora; era sicura di poter presto coronare il suo sogno di amore con l’uomo della sua vita. Ma lui la prese, questa volta senza accarezzarla come aveva fatto prima, e la gettò via in una pattumiera.

La bottiglia rimase sconcertata; non poteva credere di essere stata buttata via così. Le vennero in mente le parole delle sue sorelle quando ancora era negli scaffali prima di essere messa in mostra, parole che riecheggiavano intorno a lei. Non doveva farsi illusioni. Gli uomini erano tutti uguali: usano e poi gettano via. All’epoca la bottiglia non volle credere alle loro parole perché lei pensava di essere diversa e perciò di meritare di più soprattutto per il tanto piacere che essa aveva recato. Purtroppo non era così, e le sorelle avevano avuto ragione.

Eppure, non meritava questo; nessun innamorato merita questo.

La Bottiglia innamorata  di Nico Colani

ELABORA . PENSIERI: http://elaborapensieri.altervista.org

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Nico Colani nativo di Genova. Si diploma elettricista e in elettronica ed in seguito la sua passione per il digitale lo vede applicarsi da autodidatta in informatica e sviluppo web, poi è titolare per vari anni di una piccola impresa di trasporti. Nico assiste al fiorire di periodi di grande boom industriale ed economico per l’Italia partecipando anche a varie attività sindacali per la tutela dei diritti lavoratori. Eterno pensatore e provocatore, Nico Colani si è sempre impegnato, attraverso vari mezzi di comunicazione come il suo blog decennale di satira “Guanot” e più recentemente con “Il Macigno” ad individuare i grandi paradossi sociali nella vita contemporanea fino ad estrapolarne le sue dissonanze. Il suo è non solo un invito a meditare, ma a sollecitare pareri al fine di aiutare la propria società a ristabilire gli equilibri sociali, culturali ed economici persi nei cambiamenti generazionali dove si è scelto di crescere e maturare senza consapevolezza storica e culturale del proprio paese di origine. Il suo motto è sempre stato “Ruit Hora”, ovvero “Il Tempo Fugge”. Isabella Montwright