La scuola, la nostra casa sfidata dalla didattica a distanza

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Sono passati ormai due mesi dalla sveglia alle sette del mattino, dalle ansie sul cosa-mi-metto e dai mezzi pubblici gremiti di studenti.

Ma sono passati ormai due mesi anche dalle risate con i compagni, il buongiorno dei professori e i cappuccini al bar della scuola.

Alcune cose sono rimaste, come lo studio per le interrogazioni o la procrastinazione nella realizzazione dei lavori da consegnare.

Altre invece non ci sono più da tanto tempo, come la campanella che determina la fine delle lezioni, i morsi ai panini dei nostri amici a ricreazione, le bravate in corridoio per far infuriare i collaboratori o il trambusto che si crea all’ultima ora nell’androne.

Ora tutto è stato rimpiazzato dalla didattica a distanza e i dispositivi che usavamo per lo svago, adesso invece sono diventati gli strumenti fondamentali per lo studio.

Se raccontassi tutto ciò a un ragazzo del XX secolo sarebbe sconvolto al pensiero di vedere la faccia di un professore rinchiusa in uno specchio parlante. Eppure, per quanto può sembrare assurdo, questa è diventata la quotidianità degli studenti ai tempi del Covid-19.

Nonostante noi della generazione Z siamo nati “con la tecnologia in mano” abbiamo dovuto imparare molto per adattarci alla situazione. Eppure non credo di preferire questo genere di didattica rispetto alla tradizionale. Prima vivevamo in un società in cui eravamo oppressi e strumentalizzati dalla tecnologia, ma solo nell’ambito dell’intrattenimento, dello svago. Mentre adesso la tecnologia non si è impadronita solamente del nostro tempo libero, ma anche delle nostre necessità, come il lavoro e l’istruzione. Ed ora io, oltre che per lo scuola e per parlare con i miei amici, cerco di evitare il più possibile questa rete dell’internet che ci tiene intrappolati, poiché rischiamo di affidare le nostre intere giornate e la nostra vita ad essa, privandoci dell’unico diritto fondamentale che tutti dobbiamo rivendicare: la Libertà.

Mi manca la VERA scuola, quella che non è fatta solamente di studio e lezioni, ma anche e soprattutto di esperienze. Mi manca quel centro di aggregazione per menti ribelli che aspettano solo di essere alimentate per affrontare la vita.

All’inizio mi stupivo al pensiero che la mia casa fosse diventata la mia scuola. Non avrei mai immaginato che la scrivania della mia camera potesse diventare il banco su cui mi appisolavo la mattina in classe. Ma con il tempo ho capito che in realtà è tutto il contrario. Non è la casa ad essere diventata la nostra scuola, ma è la scuola che è sempre stata la nostra casa.


La scuola, la nostra casa sfidata dalla didattica a distanza