La FSI – Federazione Sindacati Indipendenti, continua a denunciare le gravissime condizioni di lavoro del personale addetto all’assistenza che opera nelle corsie dell’ospedale novarese.
Perdurano le inadempienze e le omissioni da parte della struttura delle professioni sanitarie. In discussione le competenze dell’ufficio preposto e le competenze del Dirigente SITRA. Quest’ultimo sembra avere più cura nel mantenere in bilico la grave situazione del Maggiore. Possiede davvero i requisiti per esercitare le funzioni richieste dal ruolo?
A tutt’oggi le uniche capacità sembrano foraggiare l’evidente inefficienza organizzativa. Favorendo l’imboscamento del personale che è sottratto all’assistenza, non si cura delle esigenze reali dei pazienti ricoverati o assistiti ambulatorialmente.
Molte strutture sono allo sbando e con l’organico ai minimi del contingente. Quasi, quasi si sta meglio nelle giornate di sciopero. I lavoratori sono stanchi di lavorare in queste condizioni. Non hanno la possibilità di garantire un’adeguata assistenza ai pazienti. Inoltre, il considerevole disequilibrio nella distribuzione dei carichi di lavoro, mette in serio pericolo la salute dei lavoratori. A dimostrazione della incapacità organizzativa e progettuale dell’attuale direttore della SC DiPsa, si evidenzia la grave situazione di disagio in cui versano alcune strutture come l’area Ostetrica, l’Hospice, la Cardiochirurgia degenza, l’Area Omogenea Chirugica, l’Area Cardiologica, l’Area Omogenea Otorino e Maxillo Facciale, l’Ortopedia.
Strutture spogliate di personale, infermieri trasferiti d’ufficio oppure assenti da lungo tempo e mai sostituiti. Stessa cosa per il personale di supporto. I pochi rimasti sono costretti a turni stressanti che si protraggono oltre i limiti sanciti dal CCNL. Ne è la dimostrazione il numero pro-capite di ore di straordinario e il numero di ferie residue. Tantissimi dipendenti arrivano alla soglia di quasi mille ore di straordinario. Altrettanti hanno in attivo un centinaio di giornate di ferie residue, mai godute. In alcune strutture si è costretti, con rocambolesche azioni di puro buon senso, a sopperire anche alla carenza del coordinatore. In altre, invece, i coordinatori in quiescenza sono stati sostituiti da infermieri sottratti all’assistenza. E senza procedere ad un bando di selezione interna.
In questo quadro allarmante di disordine e di inconcludenza organizzativa, inevitabile per la FSI domandarsi: cosa rischiano i lavoratori del Maggiore?
I rischi psicosociali e lo stress lavoro-correlato rappresentano un elemento cardine della sicurezza sul lavoro in quanto ad essi è dovuta la metà delle giornate di lavoro perse. L’eccessivo carico di lavoro determinato non tanto dalla carenza cronica di personale quanto alla inadeguata modalità di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro, oltre che un contesto lavorativo diventato socialmente mediocre con l’istituzione del Servizio Infermieristico, è da considerarsi un vero e proprio problema aziendale che se non governato rischia di avere delle conseguenze psicologiche, fisiche e sociali negative come lo stress, esaurimento o depressione connessa strettamente al lavoro.
Tra le cause non è da annoverare solo “la cosiddetta carenza di organico” bensì i carichi di lavoro eccessivi, le richieste contrastate e la mancanza di chiarezza sui ruoli, lo scarso coinvolgimento nei processi decisionali che coinvolgono i lavoratori ma che li influenzano in maniera determinante, la gestione inadeguata dei cambiamenti organizzativi, e non si tralasciano le molestie psicologiche che molti lavoratori si trovano a subire.
La letteratura riporta che conseguenza per i lavoratori sottoposti a stress prolungato può far sviluppare gravi problemi di salute, come le malattie cardiovascolari o i disturbi muscolo scheletrici.
Senza tralasciare gli effetti sulla scarsa redditività complessiva. E non si parla unicamente di maggiore assenteismo ma anche dell’effetto opposto, cioè il PRESENTISMO (le persone continuano ad andare a lavorare quando sono malate e non possono certo essere efficienti); aumentano i tassi di infortunio e di incidenti. Spesso un lavoratore sottoposto ad eccessivo carico di lavoro ha una ripresa molto più lenta con la conseguenza di tendere ad assenze più lunghe di quelle dovute ad altre cause e lo stress del lavoro potrebbe aumentare i tassi di prepensionamento.
Intervenire per rimodulare i carichi di lavoro è obbligo del datore di lavoro che non può esimersi in quanto dovere giuridico stabilito dalla direttiva quadro 89/391/CEE; obbligo del datore di lavoro è anche quello di adottare volontariamente misure atte a promuovere il benessere mentale del lavoratore.
La tutela del lavoro è anche principio Costituzionale che lo intende fondamentale e inderogabile in tutte le sue applicazioni (art. 35) e la tutela della salute è anche un diritto dell’individuo (art. 32), vincolo insuperabile che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o arrecare danni (art. 41 c. 2).
Il lavoratore che ha avuto cagionato un danno può avvalersi sul datore di lavoro. E l’onere della prova è a carico esclusivo del datore di lavoro in quanto deriva proprio dalla violazione dell’art. 2087 c.c.; il lavoratore può agire in giudizio chiedendo l’adempimento dell’obbligo.
E se tutto questo continua a sfuggire all’Amministrazione, la FSI continua a denunciare l’insostenibilità della situazione del Maggiore.
Segretario Territoriale di Federazione
Giuseppa Maria Pace