I fondi pensione di un lavoratore autonomo sono alimentati unicamente dai suoi versamenti, mentre per il dipendente la contribuzione è più articolata: oltre ai contributi del lavoratore ci sono quelli versati dall’azienda, sulla base di accordi collettivi e aziendali. Per cui è evidente che la convenienza per il lavoratore cresce ulteriormente.
Per alimentare in modo ancora più consistente il suo Fondo pensione, il dipendente ha la facoltà di versarci anche la quota annuale del TFR (Trattamento di fine rapporto o liquidazione). Quando fu introdotta questa possibilità, i lavoratori si chiedevano se fosse per loro conveniente. Si sviluppò quindi sulla stampa nazionale un ampio dibattito con opposti pareri. Uno degli argomenti contrari si basava sul confronto fra la rivalutazione certa del TFR ed il Rendimento del Fondo pensionistico. Tale punto di vista si basa sull’assunto che l’eventuale componente azionaria, può in alcuni anni essere anche negativa. Ma sappiamo che, trattandosi di un piano di accumulo, le oscillazioni dei valori determinano nel tempo un maggiore guadagno.
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