Oliver e l’ ispettore … una complessa dinamica da omicidio

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Oliver e l’ ispettore


Gli ammortizzatori non aspettavano altro che si accostasse, quando si decise di aprire il portellone posteriore e farlo scendere, ebbero un moto, come dire, di sollevamento.

Enorme, si lasciava condurre docilmente, a tratti filtrava l’aria anzi pareva aspirasse tutta quella che si trovava nel suo raggio ma poi bastava uno strattone gentile a farlo ritornare mansueto nel seguire i passi dell’ispettore.

Pareva una piuma nell’agilità applicata a salire le scale. L’ispettore si girò ancora una volta a chiedere il piano al suo sottoposto e la risposta fu sempre la stessa.

“Settimo, capo.”

Un rumore meccanico attirò il suo sguardo, ora laconico, sull’ascensore in funzione.

La porta spalancata e piantonata dagli agenti lasciava indovinare già dal pianerottolo la dinamica dell’omicidio. Entrarono nell’eleganza di passi palcoscenici, piroettando cocci, libri e quant’altro disseminato sul pavimento fino a giungere sulla scena primaria.

Un grugnito di Oliver arrivato a rompere il silenzio, fece esternare un’espressione di disgusto al patologo.

“Nemmeno me la prendo con te ma con quelli che permettono di portartelo dietro.”

L’ispettore riuscì, con la sua grazia, a non raccogliere e si concentrò invece su quello che andava rilevando e dettando nel suo smartphone che teneva in alto sulla modalità video.

Il grosso maiale si fermò non perché gli ostruiva il passo, volendo avrebbe potuto tranquillamente travolgerlo, perché invece, nella sua figura, aveva arguito il colpevole. Grugnì per tre volte al cospetto del marito della vittima. L’intera squadra si girò ai grugniti.

Il caso era stato risolto, ora bisognava solo indagare in quella direzione per trasformare gli indizi in prove.


Oliver e l’ ispettore