Agli inizi degli anni ’70 del ventesimo secolo alcuni pirati aerei approfittarono delle modalità di fabbricazione di alcuni aerei per dar luogo a spettacolari, anche se deprecabili, imprese.
Potreste mai immaginare che qualcuno possa gettarsi con il paracadute da un aereo a reazione in pieno volo? Eppure c‘è gente che l‘ha fatto!
Agli inizi degli anni ’70 del ventesimo secolo esistevano aerei con la scaletta per i passeggeri situata nella parte posteriore dell‘aereo, sotto la coda, da calare dopo l‘atterraggio e da chiudere prima del decollo.
Ebbene, ci sono persone che l‘hanno fatto veramente, e purtroppo erano dei criminali, ma questo non ci impedisce di studiare le loro incredibili imprese, le imprese di D.B. Cooper, Robert w. Wilson e Richard McCoy, imprese che hanno paradossalmente dato impulso alle odierne impostazioni di sicurezza aerea che hanno limitato drasticamente le imprese dei pirati aerei (considerazione di Nicola Pedde, giornalista assai qualificato in argomenti strategici ed internazionali).
Era il 24 novembre del 1971, all‘aeroporto di Portland, quando un educato e cortese uomo in giacca e cravatta e valigetta 24 ore, piuttosto comune come lineamenti, prenotò un biglietto per Seattle su un Boeing 727 della Northwest Orient Airlines (volo 305), lasciando il nome di Dan Cooper, eroe dei fumetti degli anni 50 e 60 del secolo appena passato.
Il comandante del volo William Scott, informato della situazione, potè capire subito che Cooper era una persona fuori del comune ed eccezionalmente esperta sia di volo che di situazioni militari e di polizia, ed informò subito il controllo del traffico aereo di Seattle, che a sua volta informò Polizia ed FBI nonché il Presidente della Northwest Airlines: Quest’ultimo decise di soddisfare subito le richieste del dirottatore. E quali erano le richieste di Cooper?Alcuni paracadute, rifornimento di carburante per l’aereo e duecentomila dollari in valuta americana negoziabile.
L‘aereo atterrò a Seattle, venne rifornito di carburante e le autorità fornirono a Cooper quanto aveva richiesto attraverso la scaletta posteriore del Boeing, ed alle 19:46 l’aereo ripartì in volo dopo aver fatto scendere i 36 passeggeri ed una parte dell’equipaggio. Sull’aereo erano rimasti solo Cooper, il pilota Scott ed il suo copilota nonché l’ingegnere di volo ed una hostess.
Da quel momento, Cooper scomparve e quando l’aereo atterrò a Reno alle 22,15 le uniche tracce rimaste erano alcuni mozziconi di sigaretta, un paracadute (Cooper se ne era fatti consegnare quattro), una cravatta nera ed un fermacravatta di madreperla.
Gli sforzi di coloro che condussero le indagini, tra cui gli organi dell’Aviazione civile americana che sono leggendari per le proprie capacità, non arrivarono a nulla. L’FBI fece partire una clamorosa operazione di indagine Chiamata Norjak nella quale si sono alternati agenti famosi come Larry Carr. L‘Op. Norjak è andata avanti fino al luglio del 2016, quando gli uffici federali hanno deciso di destinare le risorse impiegate ad altre operazioni, lasciando però aperta una procedura di riserva da attivarsi nel caso di nuove prove.
Nel 1974 un veterano del Vietnam, Richard Mc Coy tentò anche lui l’impresa di Cooper con le stesse spettacolari modalità, tuttavia dopo un iniziale successo venne arrestato e finì in galera, da dove riuscì ad evadere soltanto per finire ucciso in un conflitto a fuoco con i federali.
La sua foto era identica all’identikit di Cooper, e tutti pensarono che il mistero di Cooper fosse risolto, ma la hostess che era stata la prima ad essere contattata da Cooper (Florence Schaffer) sollevò un polverone sostenendo e continuando a sostenere che l ‘identikit dell’FBI era sbagliato: un altro mistero nel mistero.
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