Questi umani

31

Rudy si stiracchiò ben bene,aprì un occhio,ma si accorse che la palpebra faceva fatica a rimanere sollevata e si rimise a dormire tranquillo.

Quei benedetti bambini non avevano rispetto per niente e nessuno,possibile che non provavano un po’  di compassione per un povero anziano stanco?

Quella mattina Rudy aveva camminato davvero tanto e dopo aver preso il Giornale dell’edicola all’angolo, aveva sperato in un meritato riposo.

Graziella e Edoardo continuavano a rincorrersi e la mamma pareva non sentire il Chiasso che facevano,trascinandosi dietro sedie,sgabelli e tutto ciò che incontravano sulla propria strada.

Improvvisamente Graziella si buttò sul divano facendo sobbalzare Rudy.

Caspita! Il suo cuore sembrò  fermarsi un attimo.

Ma erano pazzi,un cuore datato poteva fare brutti scherzi

Rudy non aveva voglia di litigare e con passo lento e barcollante si spostò sulla poltrona di cuoio.

La poltrona di cuoio era del papà e bisogna dire che ne fosse anche abbastanza geloso,ma visto che era fuori città per lavoro, di poteva anche fare.

Era li,lì per riprendere il suo sogno,che un gran trambusto arrivò dalla cucina.

Ma che diamine,non si poteva neanche sognare in quella benedetta casa!

Eppure il suo era un bel sogno,Rudy si era dovuto esercitare per anni prima di riuscire a riprendere un sogno proprio dal punto preciso da dove lo aveva interrotto.

Ma chiunque fosse vissuto in quella casa ,avrebbe di certo affinato questa capacità.

Li guardò  da dietro un morbido cuscino spelacchiat e sorrise , era la sua famiglia e lui li amava tutti, compreso quel pestifero di Edoardo.

Quando Edoardo si era dovuto operare di appendicite, era stato terribile non sentire la sua voce…stridula a dir la verità, ma comunque simpatica soprattutto quando faceva le imitazioni della sua maestra Lucia.

E quella volta che era nata Graziella?

Era stato emozionante vedere uscire dalla portata mamma la valigetta e il pancione e  vedere rientrare cose e persone sconosciute: la carrozzina, una marmocchietta tutta rossa e…meno male…la mamma.

Lui amava tanto quei due ragazzini e anche la mamma.

Il papà di quella famiglia un po’ meno.

Non c’era quasi mai e quando si fermava pretendeva il silenzio la pace.

Bello mio, lui nemmeno andava fuori città, eppure la tranquillità non gliela regalava   nessuno.

Finalmente era arrivata l’ora dei compiti e a quell’ora, la mamma si trasformava e assumeva un’aria severa, durissima.

I compiti si dovevano fare e non erano ammesse scusanti.

Era un momento unico, il più bello della giornata.

La mamma si sedeva accanto a lui e lo accarezzava dolcemente.

Come gli piacevano tutti quei grattini sulla testa.

Peccato che poi ritornava quel grido: “Finitooooo”.

Pure ste maestre però, poteva dare qualche cosuccia in più.

Ma non ci poteva fare niente.

Lui era solo un cane.

Il vecchio placido Rudy, cane di media grandezza,ma dal grande cuore.

———

Questi umani