Racconto breve: come una madre

Storia di suor cornelia e la sua vita dedicata ai bambini.

179

Come ho visto quella monaca che camminava in fretta davanti a me all’improvviso mi ha fatto ritornare in mente suor Cornelia.

Forse le assomigliava anche un po’e mi ha riportato a quando ero piccina.

Mio padre dopo aver passato una vita a fare il pescatore, dato che era arrivato ad una certa età, si era stancato di combattere con la violenza del mare, aveva cambiato mestiere. Quando ero a casa da sola mi portava con lui.
Per farmi passare il tempo mi faceva fare qualche lavoretto, come preparare la carta per incartare il pesce, dovevo rompere a metà i fogli dei giornali. E’stato proprio lì in pescheria che avevo conosciuto suor Cornelia. Era la superiora dell’orfanotrofio che stava là a Marina vecchia. Veniva chiamata così la parte della spiaggia a nord del porto.

Dentro all’orfanotrofio c’erano tanti bambini orfani e tanti abbandonati.

Suor Cornelia diceva che i soldi che le passavano per poter mandare avanti l’orfanotrofio non le bastavano più. Dopo la guerra la povertà era tanta e non passava un giorno senza l’arrivo di un altro bambino. Lei li accoglieva tutti anche se erano diventati tanti, ma diceva che non poteva chiudere il portone a nessuno di quei bambini.

Erano tutti figli di Dio e avevano il diritto di mangiare.

Poi nel vangelo c’èra scritto: “Chiudere la porta a un bambino in difficoltà è come chiudere la porta in faccia a nostro Signore.”

Così i bambini crescevano in continuazione. Li aveva sistemati un pò dappertutto, dalla soffitta alla cantina. Ovunque si girava era pieno di bambini affamati. Delle volte non sapeva dove sbattere la testa. A Senigallia suor Cornelia la conoscevano tutti.
Un giorno aveva pensato di andare a chiedere aiuto a tutte le botteghe della città. Sapeva che di fronte ai bambini abbandonati nessuno le avrebbe detto di no. Così ogni mattina arrivava di buon’ora con un bel gruppetto di ragazzini -i più grandi- e cominciava a fare il giro delle botteghe della piazza dell’erbe. Oramai aveva i giorni stabiliti. Quando entrava nelle botteghe non c’era nemmeno bisogno che parlasse.

Chi le dava l’olio, chi la conserva, chi la pasta, chi il riso.

Certe volte ai bottegai gli chiedeva se avevano qualche gambuccio di prosciutto o delle croste di formaggio e anche un pachettino di zucchero, queste cose ai bambini avrebbe fatto molto bene. Ai macellai chiedeva: “Datemi un po’di carne, mica voglio le fettine. Mi va bene anche quella più scartarella per’farci lo spezzatino con le patate o le polpette. Ma se oggi non mi potete dare la carne, mi accontento di un pò di ossa per fare il brodo, per riempirli gli ci faccio il pancotto. Ma se ci trovano anche un pò di carne attaccata state tranquilli che la mangiano con appetito. Se avete avanzato un pò di trippa  o altre frattaglie a loro piace tutto.”

Il martedì, il venerdì e anche il sabato: pescheria.

Davanti ad ogni pescivendolo si fermava e senza parlare apriva le borse, ogni pescivendolo ci  buttava dento qualche manciata di pesce.Delle volte chiedeva: “Ehi se ne hai un po’avvanzato da ieri,anche quello per me va bene, lo faccio fritto,a loro piace così tanto che si mangiano anche le spine!”Poi quando se ne andava salutava con la solita frase “la Divina Provvidenza vi ripagherà!” Anche dalle contadine apriva le borse,loro ci mettevano di tutto,carote,sedani cavoli finocchi insalata,patate.Lasciava i quelli della frutta e fornai per ultimi.

Ogni giorno suor Cornelia con la tenacia ritornava all’orfanotrofio con le borse sempre colme.

Così riusciva ogni sera mandarli a letto con la pancia piena. Quando qualche bambino aveva bisogno di un paio di scarpe o dei vestiti,lei lo prendeva per mano,li portava dentro un negozio de scarpe, al negoziante senza tanti giri di parole gli diceva: “Guarda il bambino ha le scarpe rotte, dammene un paio anche se sono passate di moda.L’importante che abbia i piedi caldi e asciutti.” E poi entrava da quello che vendeva i vestiti e gli diceva: “Vedi il bambino ha la maglietta e i pantaloni con i buchi, mica lo posso mandare a scuola così!”.

Insomma tanto diceva e tanto faceva che nessuno riusciva a dirle di no.

Quante cose ha fatto quella suora per non far mancare nulla ai suoi ragazzi, come  quando era tempo brutto e andava alla punta del molo a tirare sù la rete delle pesche e pescava insieme ai  bambini. Anche mio padre aveva la pesca lì e si arrabbiava quando la trovava a pescare, mica perchè prendeva il pesce ma aveva paura che gli cadesse un bambino dentro il porto e si potesse affogare.

Così tutte le volte che la trovava lì, mio padre la sgridava ma lei non si scomponeva. Anzi sorridendo gli diceva: “Guarda  un pò quanti pesci abbiamo pescato!”

“Questa sera è grazie alla tua pesca che i bambini possono mangiare. Però stai tranquillo se per sfortuna uno di loro mi cade dentro il porto io mi tuffo e lo rivado a prendere. Ricordati che sono molto brava a nuotare! Ma stai sicuro che se cadi in acqua sono capace di venire salvare anche a te!”

Suor Cornelia era molto bella con un portamento che non passava innoservato con quel passo svelto e leggero che pareva lo svolazzare di una farfalla.

Certe volte c’era qualche uomo per fare il cretino le diceva: “O Sor Cornelia ma come si fa’una donna così bella a non sposarsi?” Lei baldanzosa gli rispondeva: “Ma quando sei sciocco non sai che anche le suore si sposano! Noi siamo le spose del Signore. E tu invece non fare il cretino cerca di essere un bravo marito e di amare e rispettare tua moglie, vedrai che sarai felice anche tu come lo sono io!”

Ecco questa era suor Cornelia,una suora, una madre, una donna  piena d’amore che ha lottato sempre per non far mancare niente ai suoi bambini.