Romano Cagnoni Fotoreporter alla fine dell’arcobaleno

Alla fine di un'autostrada non c’è più un posto dove tu possa andare

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In questi giorni di un grigio inverno ci ha lasciato Romano Cagnoni. Si tratta di uno dei fotografi italiani più conosciuti all’estero, tanto da aver fatto parte dell’Agenzia Magnum.

di Paolo Nicoletti

At the end of the rainbow è il titolo di una famosissima canzone di Earl Grant, che scolpisce in modo egregio ciò che può accadere alla fine della vita. In concreto la canzone spiega come alla fine di una storia trovi che tutto è già stato detto. Alla fine di un fiume l’acqua cessa di scorrere ed alla fine di un’autostrada non cè più un posto dove tu possa andare. Infine, alla fine di un arcobaleno troverai la pentola d’oro di cui si favoleggia etc. etc.. Lo spirito di cui è permeata l’intera canzone (grandi spazi, la ricerca della libertà e di orizzonti sconosciuti) è sembrato appropriato ad accompagnare l’argomento di quest’articolo.

Il 30 gennaio 2018, infatti, è passato a miglior vita (in Versilia) Romano Cagnoni.

Ci si scusa per aver usato la parola “fotoreporter“ nel titolo, perché Cagnoni aveva chiaramente messo in chiaro, e più volte, di voler essere ricordato come “un fotografo e basta“. Tuttavia lui era un fotoreporter, indimenticabile ed autentico. Era nato a Pietrasanta (Toscana), una cittadina famosa per gli scultori.

I ragazzi degli anni 50 e 60 del ventesimo secolo hanno visto la propria vita scolpita dalle foto di Ho Chi Minh (famoso il suo ritratto sulla copertina di Life) e della guerra del Biafra (foto del 1968-1970 per le quali Cagnoni ha ricevuto l’importante premio “Overseas press Club Award” negli USA). Adulti e bambini che morivano di stenti ed erano ritratti con l’addome gonfio per la fame.

Il loro tempo è stato accompagnato da molte foto di Cagnoni dai più diversi teatri di guerra del mondo e dalle copertine dei magazines più famosi (Guardian, Observer, Times etc.),

Nel 1969 la testata “ The Spectator Magazine “ ha organizzato una importante mostra a Londra proprio sulla sua documentazione fotografica della guerra del Biafra, e del comitato organizzatore della mostra facevano parte alcune delle persone più importanti e famose del suo tempo, tra cui Bertrand Russel.

Stiamo parlando di uno dei fotografi più importanti del ventesimo secolo, presente nei più terribili teatri di guerra e conflitti globali, e sempre assistito dal destino, che ogni volta gli ha concesso di tornare a casa.

E lui aveva vissuto per trenta anni a Londra, dove era giunto sin dal 1958 ed aveva avuto la fortuna di lavorare con Simon Guttmann, il maestro di Robert Capa (Rober Capa è stato uno dei fotoreporters più famosi di sempre, co-fondatore della importante agenzia fotografica Magnum Photos insieme ad Henry Cartier-Bresson ed altri grandi fotografi e fotoreporters: caratteristica principale di tale agenzia è che la proprietà ed i diritti d’autore delle foto di ogni fotografo Magnum rimane all’autore di esse e non alle riviste che pubblicano le foto medesime).

Dopo avventurosi servizi fotografici sulla guerra in Egitto (1970, famose le sue foto dei guerriglieri di Al-Fatah), aveva collaborato per sei mesi (nel 1971) con l’agenzia Magnum, da cui era uscito perché oramai troppo abituato a lavorare da solo.

Era stato in tutti i continenti, ed il direttore del Sunday Times Harold Evans lo aveva citato nel suo famoso libro “ Pictures on a page: Photo-Journalism, Graphics and Picture Editing “ (libro del 1978, ISBN o-434-90553-4,  di cui si parla nel sito di photohistories.com/Photo-Histories/1969/Harold-Evans) tra i più famosi fotoreporters del suo tempo.

Aveva ricevuto anche molti altri premi, in Italia (tra cui nel 1998 il Premio Atri per la Fotografia per la pace e la Libertà) ed in altri paesi. In Germania, ad esempio, (i Tedeschi nel campo dell’ottica e della fotografia sono sempre importanti) aveva avuto la medaglia di bronzo dell’Art Director’s Club per aver documentato fotograficamente in Large Format la guerra in Yugoslavia, ed anche il Werner Bischof Silver Flute nel 2009 .

Aveva sposato nel 1970 l’artista britannica Berenice Sydney molto attiva in vari campi dalla grafica alla pittura (tanto da rappresentare la Gran Bretagna alla Biennale della Grafica d’Arte di Firenze nel 1974. Era figlia di un famoso film maker di documentari, J. S. Frieze, che morì pochi mesi dopo la prematura scomparsa della Sydney nel 1983) .

Impossibile ricordare tutti i posti ed i campi di battaglia in cui era stato Cagnoni, dalla Cambogia all’Afghanistan, dalla Falklands  alla Cecenia.

La foto di wikipedia che accompagna questo saluto a Romano Cagnoni ce lo mostra nel suo studio, dove alle sue spalle campeggiano le clamoroso fotografie di combattenti delle guerre dimenticate del mondo: proprio le foto che, insieme ad altre, troviamo nel sito web ufficiale di Cagnoni (romanocagnoni.com) sotto GALLERY (in cui troviamo WARRIORS come ultima voce sotto DARKNESS, HUMOR, IDEAGRAMS, PERSONALITIES e MEMORIES) .

Il carattere di chi scrive lo ha portato a vedere subito WARRIORS di Cagnoni (le foto dei combattenti sono semplicemente da urlo!), ma nelle altre suddivisioni della gallery presente nel sito abbiamo foto incredibili e clamorose, tra cui le foto del Biafra, di Castro, di Ho Chi Minh, di Alvar Aalto e di tanti altri. In memories, poi, troviamo interessantissimi esperimenti fotografici .

Se ci sono eredi di Cagnoni, è auspicabile che vogliano trovare tra gli appunti di Cagnoni le notizie atte a consentire di dotare di commenti e spiegazioni le foto che ne sono prive, per le quali evidentemente Romano Cagnoni non ha avuto il tempo materiale di provvedere, come capita a tutti noi nella vita, quando diciamo di un lavoro da fare: “ Oggi non ho avuto il tempo di fare tutto, lo farò domani…” .

Per chi volesse trovare ulteriori notizie su Romano Cagnoni, si rimanda ai siti (preceduti ovviamente da http.//www.  :

– http://www-romanocagnoni.com/gallery)

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