Tal si partì da cantare alleluia.
Non è tanto che abbiamo lasciato i due poeti sul pendio scosceso, che conduce alla riva del fiume vermiglio, mentre, scendendo, fanno attenzione a dove poggiano i piedi, in particolar modo Dante.
Ora li vediamo che si avvicinano a quelle fiere isnelle, i tre centauri che li aspettano con lʼatteggiamento di chi è sicuro dei propri mezzi. E Chirone, il capo dei tre, lanciando loro uno sguardo condiscendente, che fa?
Con un gesto alquanto elegante, sfila una freccia dalla faretra, e con la cocca sposta la sua barba fino allʼaltezza delle mascelle. Poi, quando se la toglie dalla bocca mostruosamente ampia, si rivolge ai compagni, leggermente discosti in segno di rispetto, non prima di aver additato Dante: “Ehi, non vi pare che quello di dietro muove ciò che tocca? Solitamente i piedi dei dannati non fanno così”.
Siamo nel dodicesimo canto dellʼInferno. Precisamente, nel punto focale dello stesso.
Prosegue su dantepertutti.com del 20.2.2018
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