Iniziare il nuovo decennio con più umanità e più comprensione nei confronti di chi è “altro” da noi, sembra questo il messaggio del film rivelazione di Checco Zalone, uscito nelle sale il 1 gennaio 2020, Tolo Tolo.

L’opera prima di Luca Medici (alias Checco Zalone n.d.r.) alla regia ha battuto il record di film con il più alto incasso al botteghino nel primo giorno di programmazione in Italia superando gli 8 milioni e mezzo di euro (record che era già detenuto da un altro film con protagonista lo stesso Zalone, Quo vado del 2016). Ma Tolo Tolo detiene soprattutto il merito di aver portato davanti agli occhi (e al cuore?) del grande pubblico la tragedia di persone reali, normali, in tutto simili a chi si trova di fronte allo schermo. Tolo Tolo, con tocchi di ironia e comicità ben piazzati, scene di viva normalità, grande abbondanza di clichè e personaggi caratterizzati da un’ampissima varietà di umani pregi e difetti, colpisce direttamente al cuore.

Si tratta certamente della pellicola più coraggiosa mai interpretata da Checco Zalone che con i suoi personaggi ha portato al cinema molte pecche dell’Italia di oggi, con tante risate e altrettanto sottile sarcasmo.

Ambientato lungo la via che dalla Nigeria conduce alle coste libiche, drammatico punto di partenza dei famigerati barconi stipati di disperati, il film rivelazione di Zalone è una storia d’immigrazione ma non solo. Tolo Tolo affronta temi sconvolgenti quali il terrorismo di Boko Haram, la corruzione di pubblici ufficiali, i problemi legati alla mancanza di acqua potabile, le condizioni nei campi di prigionia in Libia, la presenza di persone (in questo caso una donna tostissima) che lottano per il proprio Paese. Ma tutto questo è condito con tanta normalità: dalla paura di innamorarsi al tradimento di un amico, dall’ossessione per i vestiti firmati che accomuna l’italianissimo Checco ad uno dei suoi africanissimi compagni di viaggio ai panini preparati da una madre premurosa per un lungo viaggio.

Se il messaggio che Tolo Tolo porta nei cinema nostrani ancora non fosse chiaro, il film rivelazione di Zalone si chiude con una ben poco ermetica canzoncina con protagonista “La cicogna strabica” colpevole di aver fatto nascere certi bambini in Africa invece che in occidente.

“… E ora tu ti chiederai”

bimbi in coro: “Cosa ho fatto, perché mai?”

“Bambini, se ben guardate, lì, tra tutte quelle cicogne c’è una cicogna strabica, un po’ lunatica, che sbaglia rotta e si dirige verso l’Africa… Nessun comignolo, nessun palazzo, perciò i bambini li consegna un poco a c***o!”

“… Ma non pensatela, a questa cessa, miei cari pargoli vi faccio una promessa: mò me ne vado, ma poi ritorno, con cento chili di permessi di soggiorno!”

Vale infine la pena sottolineare due scelte molto interessanti, in primis quella di non citare nella pellicola politici italiani che abbiano a che fare con la controversa “questione immigrazione”. Ed ecco quindi che il prototipo del politico italiano nel film di Zalone è uno spaesatissimo Nichi Vendola, ex Presidente della Regione Puglia. Scelta decisamente più coraggiosa e azzeccata quella di non produrre alcun trailer del film ma lanciare solo una sorta di video musicale totalmente depistante… la canzone e le relative scene, infatti, non sono assolutamente presenti nel film! Degno di ricevere da alcuni accuse di razzismo (e di istigazione al razzismo) ed essere da altri difeso a spada tratta, questo insolito trailer era la vera grande burla di Tolo Tolo che si è rivelato, contrariamente a tutte le aspettative, un film portatore di un messaggio profondo, una pellicola drammatica e intensa.