Un addio in bottiglia.

Sabaudia: “Mi raccomando Carla, non arrivare tardi, stasera l’appuntamento è sulla terrazza”. Le vongolate filosofiche, il risotto alla pescatora. Quella terrazza sabaudiana da quando l’ha scoperta è stato un amore a prima vista. Una terrazza anomala, perché a sorpresa tra i palazzi spunta il Circeo. Neanche il proprietario si era accorto di questa chicca, è stata proprio Carla a scoprirlo. Quella terrazza è un cenacolo di filosofi, intellettuali, qualcuno un po’ nichilista, i pittori ammessi sono dei figurativi ottocenteschi, l’arte contemporanea non è di casa. Carla è l’unica scheggia impazzita, colorata e un po’ dissacrante. Nella terrazza il vino bianco è un must, lei ogni tanto porta del Cannonau sardo, ma resta imbottigliato.

Certamente a lanciare la moda delle “vongolate filosofiche” è stata lei.

In terrazza stanno già discutendo animatamente, quando Carla arriva con una bottiglia raccolta in spiaggia con un messaggio dentro. Carla apre il foglio per iniziarla a leggere, Amedeo, il proprietario la blocca: “Carla quelle sdolcinature che ti piacciono, quelle farfalle allo stomaco sono una disperazione. Noi siamo ad un livello superiore, il sesso è ormai avulso da noi”. Carla: “QUESTO è un addio o forse, visti i risultati della storia dovevo stare alla larga. Non cercarmi, abbi cura di te, ma poi qualcosa ti portava a superare le tue giornate storte. Avevi bisogno delle coccole, ma ammetterlo era una sconfitta.

Le poche parole facevano a botte con i fatti, te ne andavi a Roma, ma io sapevo che era questione di tempo e saresti tornato a Sabaudia.

Scuse poco credibili, ma tornavi sempre con quel profumo, che ancora mi confonde. Non parlavi, camminavi in silenzio, guardando il mare. Questa è una lettera lasciata a tradimento in un fine settimana che dovevi venire, ma non ci sei. Onestamente, mi avresti lasciato? Mi fermeresti? Ti lascio una copia delle chiavi di Roma, il mio maglione slabbrato, la mia versione del film di questa storia di questi anni, che sicuramente non è coincidente con la tua versione. Ti lascio lo stereo così la mattina quando prepari il caffè la musica ti farà compagnia. E ti lascio pure le lenzuola del letto, non potrei dormire con i nostri odori.

Ti lascio la parte migliore di me, che non è riuscita mai a venire fuori…”

Con un’altra scrittura un uomo: “Dicono che restare sia più difficile che andarsene, ma non è mica così. Sono arrivato mentre lei scriveva la lettera, mi sono messo a letto, lasciandole metà parte libera, la mattina mi sono alzato, ho preparato il caffè, ho acceso lo stereo, l’ho lasciata dormire, ho preso la lettera e l’ho buttata con una bottiglia in mare. Correva l’estate 2008…”. Amedeo seccato: “e allora Carla?” Lei: “Mentre cerco di dare questo benedetto romanzo sabaudiano alla luce, interrogandomi se sia Ipotesi di un amore o eutanasia di un amore, sul mio blocco notes spunta un altro racconto che è un’altalena”. Lei: “Quando si sveglia va via?” Lui: “Dopo nel 2018 che fa?”
Quella bottiglia per dieci anni ha viaggiato o è rimasta sempre a Sabaudia???

Un addio in bottiglia.