Questo è quanto ha fatto intendere Draghi nei giorni scorsi, ma anche quello che ha dichiarato il capo-economista della Bce, Peter Praet, durante un convengo che c’è stato a Berlino. La Banca centrale europea potrebbe modificare parzialmente il modo in cui sta approcciando alla situazione complessiva dell’Eurozona, ma non ci sarà un abbandono dello stimolo. Il prossimo appuntamento con il direttivo dell’istituto centrale europeo sarà a metà ottobre. In quella circostanza l’EuroTower potrebbe discutere se tagliare lo stimolo monetario a partire dal prossimo anno, visto il rafforzamento della crescita e la scomparsa della minaccia di deflazione.
L’ipotesi è già prezzata dai mercati, che hanno penalizzato leggermente l’euro nel corso degli ultimi giorni, con l’indicatore momentum trading che ha evidenizato una netta prevalenza delle posizioni venditrici rispetto ai rialzisti della valuta unica. La prospettiva di una BCE più lenta della FED nell’aumentare i tassi ha pesato.
Intanto i dati di Eurolandia mostrano un forte incremento della fiducia a settembre, confermando il risultato record in 10 anni. L’indice del sentiment ha toccato quota 113 punti, in salita rispetto ai 111,9 visti di agosto. Il dato è reso noto la Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Comunità europea (DG ECFIN). In particolar modo, quello che si rafforza è il clima di fiducia nell’industria (a 6,6 da 5, in precedenza 5,1) e i servizi (a +15,3 da +15,1, in precedenza 14,9).
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