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Il lato sinistro del crimine. Intervista a Jeffery Deaver

Per saperne di più sul lato sinistro del crimine vi proponiamo una intervista a Jeffery Deaver. Si tratta dell’acclamato autore de Il Collezionista di ossa e dell’ultimo, attesissimo thriller, The Steel Kiss, Il bacio d’acciaio.

Per una salentina come me, ogni occasione è buona per ritornare nei luoghi natali, arrotondare i fianchi con rustici, pasticciotti e caffè in ghiaccio col latte di mandorla, per bagnarsi in un mare “che ti riconosce” (citazione dal pusher dei suddetti, fonte anonima per motivi di sicurezza). Lo scorso 15 maggio a Tricase (LE) ciliegina sulla torta, rectius, sul pasticciotto, c’era il Festival letterario “Armonia. Narrazioni in Terra d’Otranto”, una “rassegna di narratori nel Capu (il Capo di Leuca, n.d.a.) per far incontrare lettori e scrittori…”

 “Armonia è nata in armonia, territorio e istituzioni, mecenati e volontari…”, spiegano  Mario Desiati, scrittore e giornalista, Direttore Artistico del Festival organizzato con Michela Santoro e Andrea Cacciatore, della libreria Idrusa di Alessano, e Valeria Bisanti, insegnante d’italiano al Liceo scientifico Salvemini di Alessano.

Nella cornice di Piazza Pisanelli, a Tricase, saluto l’autore americano poco prima che inizi il dialogo con Francesco Caringella, autore anch’egli e magistrato penale. Ero al corrente dell’evento da giorni, ma non avevo concordato l’intervista e non ero sicura che Jeffery Deaver fosse disponibile. Arrivava infatti dopo aver già incontrato altri giornalisti presso l’hotel che lo ospitava. Grazie all’intervento di Michela Santoro, ottengo la possibilità di rivolgergli qualche domanda. Mi presento, alquanto in soggezione, la verità, e lui mi stringe la mano sorridendo cordiale. Al mio inglese un po’ strapazzato giunge in soccorso Seba Pazzani, l’interprete che lo accompagna nel tour promozionale.

Lei ha scritto il suo primo libro molti anni fa, le è capitato di attingere a fatti di cronaca, per trarre ispirazione, o le vicende narrate sono frutto esclusivo della sua fantasia?, chiedo.

“Mi è capitato di vedere in passato delle situazioni simili a quelle che avevo in mente ma la maggior parte dei libri che scrivo sono frutto della mia immaginazione.”

Segue dei riti particolari quando si appresta a scrivere un libro, ha delle manie, delle idiosincrasie? ad esempio Agatha Christie soleva mangiare delle mele, altri scrittori hanno dei riti che seguono, quasi scaramantici…

“No, sono molto razionale, non sono per nulla sentimentale quando scrivo, anzi direi che utilizzo proprio la parte del cervello sinistra, la parte analitica; scrivo dappertutto, scrivo in aereo, scrivo in albergo, per me è un lavoro, non c’è niente di sentimentale, e quindi vedo le cose in maniera molto pratica, molto logica.”

Ha qualche consiglio da dare agli scrittori che si accostano a questo genere di narrativa oggi, c’è qualche filone meno scontato degli altri?

Il bacio d’acciaio, che è il mio ultimo romanzo, è il perfetto esempio, è un concentrato dei consigli che darei a un aspirante scrittore di oggi; è un libro che ho pianificato, progettato per otto mesi con attenzione, l’ho scritto, poi l’ho riscritto per arrivare a dare al lettore quelle cose che io credo a lui piacciano.”

C’è una chiave di lettura particolare dei suoi testi, qualcosa che possa aiutare il lettore, accompagnarlo nel percorso che segue l’investigatore?

“Interessante che lei menzioni questa cosa perché effettivamente ne Il bacio d’acciaio ogni quattro-cinque capitoli, c’è una sorta di riepilogo degli indizi individuati, così i lettori sono sempre aggiornati e se hanno saltato qualcosa sono in grado di capire subito quello che sta accadendo.”

Dall’organizzazione arriva purtroppo lo stop all’intervista, Jeffery Deaver deve recarsi sul palco, la piazza è gremita di spettatori.

Lo saluto ringraziandolo, mi risponde con un sorriso.

Al termine della piacevolissima conversazione con Caringella, che in un susseguirsi di domande argute e risposte illuminanti ha tenuto incollata l’attenzione degli ascoltatori, Jeffery Deaver si appresta al firmacopie. Con il volume stretto fra le mani, in diligente attesa, aspetto il mio turno.

“Per Anna Maria, grazie mille!” scrive, e mi saluta con un “Good talk!” che mi appaga molto più d’un pasticciotto! E senza arrotondarmi i fianchi 😉

Anna Maria Esposito

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