Siamo solo costruzioni che dovrebbero crollare. Scrivo di questa generazione dal passo lento e dalla testa china, sempre rivolta su uno smartphone.
Scrivo di come sia facile cedere alla tentazione di aderire a questa triste concorrenza, dove la vittoria dipende dal numero di likes giornalieri, da un pollice all’insù. Parlo di una generazione indebolita, stanca di cercare sempre approvazione, di voler ottenere sempre consensi. Una gioventù impaziente di farsi conoscere subito attraverso un profilo virtuale, desiderosa di avere un foglietto illustrativo in cui vi è la descrizione di sé, vogliosa di collocarsi in una categoria.
Le persone appaiono quasi come degli ibridi: per metà ciò che sono veramente, per un’altra ciò che fingono di essere; per metà la considerazione che hanno di sé, per l’altra ciò che pensano gli altri. Si attribuisce troppa importanza all’opinione altrui, sentendo addosso sempre il peso di giudizi che difficilmente riusciamo a scrollare via. Giudizi che, pensandoli negativi, ci portano a cambiare, ad adattarci, ad abbandonare il nostro io, per diventare migliori secondo una concezione che, però, non ci appartiene. Parlami di te, potrebbero chiederci. Sarebbe difficile e non poco. Dovremmo stare attenti a non ingannarci, dovremmo attenerci a ciò che siamo sulle piattaforme digitali, calarci nella parte prescelta, interpretare il personaggio.
Per un giorno o per sempre possiamo essere chi vogliamo, o meglio, possiamo essere come crediamo che gli altri ci vogliano. Lasciandoci ingabbiare dalla brama di essere in primo piano, di apparire sugli schermi degli altri, frantumiamo la nostra personalità, ne concediamo una parte alla volta al conoscente di turno, adeguandoci al nostro interlocutore e perdendoci nelle aspettative altrui.
Stiamo davanti le nostre finestre virtuali, le lasciamo aperte, ci lasciamo scrutare. Spiano le nostre vite e le commentano. E vogliamo che lo facciano in positivo. Vogliamo fotografare i migliori momenti della nostra vita non per tenere stretto un ricordo, ma per condividerlo, per ostentarlo, per plasmare maggiormente la nostra immagine. Non siamo sinceri, non possiamo più esserlo. Siamo influenzati dalle mode, dai luoghi in voga, dalle pose di tendenza e, tra uno scatto e un altro, dimentichiamo di vivere quel momento pienamente.
Ma noi non siamo ciò che fingiamo di essere, l’immagine di noi costruita con tanta dedizione. Siamo la prima risposta alle domande che ci pongono, i perché che ci fanno vivere.
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