L’ incontro del peccato

I suoi erano pensieri da prete, niente di diverso dal pensare comune di un uomo che ha dedicato la sua esistenza a Dio.

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incontro del peccato

Proveniva dall’Inghilterra, aveva due profondi azzurri che scrutavano dietro gli occhiali dalla montatura leggera, capelli biondissimi e la pelle liscia, tesa, giovanile…era di una bellezza che lasciava senza fiato, aveva da poco sfiorato i trent’anni.

Era entrato in Seminario perché erano sei figli ed i genitori non sapevano come mantenerli, seppure ci tenevano a che ognuno di loro si creasse una posizione.

George, questo era il suo nome, era dunque diventato sacerdote ed insegnava in un Liceo Ginnasiale a Londra.

In alcuni periodi dell’anno George, che amava farsi chiamare Jack dai ragazzi, raggiungeva la metropoli di Milano ed allenava una squadra di juniores, essendo di fisico molto prestante ed atletico, alto circa mt. 1,90.

Solitamente accadeva nei periodi di Natale, Pasqua ed altre festività importanti, quando per la scuola era vacanza.

Quando Jack si trovava in mezzo a quel nugolo di ragazzini ancora timorati di Dio era solito rendersi disponibile per le confessioni e si metteva accanto alla finestra, restando in attesa e contemplazione.

I suoi erano pensieri da prete, niente di diverso dal pensare comune di un uomo che ha dedicato la sua esistenza a Dio.

Una mattina però, all’improvviso, come una furia arrivò lei, trafelata e di corsa che George non poté fare a meno di notarla.

Aveva le fattezze proporzionate di una Elizabeth Taylor, i capelli corvini, liscissimi che le accarezzavano le spalle, un paio di orecchini raffiguranti una regina e la stessa immagine impressa su un bracciale d’argento.

Era vestita con abiti vivaci, per nulla simili ai colori spenti della Londra grigia e nebbiosa, in quelle sue mattinate tristi, eppure Jack sentì il cuore saltargli nel petto.

Aveva intravisto di lei gli occhi scurissimi, lucenti…il volto pallido dalla tinta uniforme, il collo al quale egli avrebbe volentieri appeso una collana…solo un sottile filo di perle.

Non sapeva nulla di lei, vedeva solo il suo portamento fiero, la sua figura snella e già si chiedeva come avrebbe potuto conoscerla più a fondo, osservarla negli occhi da vicino, scrutarla nell’animo per carpirle i più profondi segreti.

Ed il momento arrivò perché lei andò a cercarlo.

Quando bussò alla porta fu proprio lui ad aprirle e quando se la trovò davanti lui esclamò: ”Il cervo ha i tuoi occhi..…” senza aggiungere altro, rimanendo senza parole…

Il cuore gli batteva all’impazzata, mai prima di allora una donna era riuscita a provocargli una tale reazione.

Fecero un lungo discorso, lei gli confidò tutta la sua vita e gli parlò delle difficoltà personali, dei suoi incontri e delle tante battaglie inutili combattute e perse, chiedeva consiglio, ma cercava altro…voleva accoglimento, comprensione, amore.

E fu un attimo che lui la pregò di rimanere immobile, mentre gli si avvicinava fissandola negli occhi, trasmettendole un’energia che riempiva l’aria di vibrazioni e di calore, di silenzio e d’imbarazzo insieme.

Alla fine fu più forte l’istinto vitale, una spinta alla sopravvivenza sollecitò entrambi ad abbracciarsi stretti stretti, quasi a non volersi lasciare mai più.

Ma sapevano entrambi cos’è la vita e non si aspettavano altro che incontri fugaci, lungi dallo sperare in un futuro possibile insieme.

Per loro no, non ci sarebbe stato alcun futuro.

Rimasto per giorni a scrutare l’immagine di lei dalla finestra Jack aveva il cuore già pieno di nostalgia, ma sperava in quell’incontro che magari sarebbe avvenuto a Londra, poiché prima o poi lui se ne sarebbe andato.

E così fu.

Un giorno di primavera s’incontrarono al grande impianto sportivo, nel liceo dove lui insegnava.

Fu l’esultanza di due cuori smarriti, l’incontro consolatorio di due solitudini che potevano avvicinarsi e parlarsi nell’intimità, ecco, erano divenuti finalmente amanti.

Riuscivano a vedersi quando lui veniva a Milano, oppure lei volava in Inghilterra.

Ma la storia durò poco tempo.

Un giorno trascorso a Londra rimase impresso nella memoria di entrambi, tanto era il desiderio di riabbracciarsi.

Alle tre del pomeriggio, distesi sul letto con le finestre aperte, nei piani più alti dell’edificio, mentre si accarezzavano con tenerezza quasi avessero paura di farsi male Kack e Dolly ascoltavano i rumori provenienti dal cortile sottostante.

Alcuni ragazzi giocavano a pallone e si udivano i rimbalzi di quella sfera di cuoio che batteva ripetutamente contro il muro e sull’asfalto.

Ogni colpo un dolore, una fitta, una delusione per ciò che sarebbe rimasto del loro incontro, solo un grande rimpianto.

Passarono gli anni ed ognuno proseguì per la sua strada.

George divenne debole di cuore e Dolly rischiò d’impazzire dal dolore.

Oggi Dolly ogni tanto legge il libro: “Sulle sponde del fiume Pedra mi sono seduta e ho pianto” , se lo stringe al cuore…e di ogni rosa conta le spine.


L’ incontro del peccato

Testo di Marinella Cimarelli