Ho incontrato Itaca
nei lunghi viaggi
che mi condussero all’amore.
Pellegrino inquieto come Ulisse,
fui re per una notte sola
nell’alcova discutibile di Circe,
fra flebili richiami di sirene
e il caldo abbraccio di Nausicaa.

Avrei voluto mangiare la mia terra,
nutrirmi di cibi prelibati
e non soffrire per guerre e sotterfugi
che furon dagli Dei organizzati.
Ma il fato, si sa, non è mai probo,
riserva dolori e pentimenti
voltandoti la schiena all’improvviso
per riportarti indietro di vent’anni.

Seguii la mia sorte, con coraggio,
solcando mari impraticabili
e calpestando terre menzognere.

Infine ti trovai, isola mia,
stanco distrutto e amareggiato
per ricomporre le tessere di un sogno
che il folle Omero
aveva programmato.