La nonna e i pesci rossi


Sorpresa!
Alla nonna non piacciono le sorprese, la mamma lo sa perfettamente, ma tra sorpresa e annuncio del fatto imminente, meglio la sorpresa.
Le istruzioni al nipotino prevedono occhioni dolci alla nonna, mentre con tono di voce mieloso, ma non troppo, evidenzia l’assoluta necessità del suo aiuto: si deve dare l’idea di importanza, insostituibilità e totale fiducia in lei, soltanto in lei, che di sicuro tutti i giorni si ricorderà di… somministrare una dose di mangime ai pesci rossi!
Ebbene sì: la famigliola parte e tocca chiedere l’affido temporaneo dei pesci rossi ai nonni. Questa volta le vicine di casa non sono disponibili, ahimè. Loro sì che garantirebbero serenità.

Parliamo di quattro o cinque giorni al massimo.

L’acquario è dotato di filtro elettrico molto efficace e l’acqua non va cambiata poi così spesso. Si tratta semplicemente di posizionarli in prossimità di una presa di corrente e dar loro il cibo una volta al giorno.
Ovviamente la famigliola si presenta dai nonni con acquario in perfette condizioni, appena deterso, acqua pulita e condizionata, pesci sani (fortunatamente ignari del loro destino), filtro nuovo di scorta in caso di emergenza, barattolino pieno di mangime.
I pesci rossi in questione non sono chiassosi, non fanno tuffi a bomba, non nuotano a missile, non picchiano contro il vetro, non escono, non ruttano, si fanno i fatti propri.

Impegno richiesto da 1 a 10: 0,5.

Accoglienza:
Sguardo truce, sospettoso, del tipo “mi state fregando”, intermittente tra nipotino e figlia. Il primo commento: “com’è ‘sta storia di piombare qui coi pesci senza nemmeno avvertire?”.
Il secondo commento, scrutando il nipotino (a cui proprio gli occhi dolci non vengono): “lo sai che i pesci rossi mi fanno schifo”. E rivolta alla mamma: “e dove li porti adesso? Nel mio bagno? A rabboccare l’acqua? Nel mio lavandino? Li appoggi sulla mia lavatrice? Quei pesci schifosi?”.
Insomma, l’accoglienza non è delle migliori, ma non ha rimandato a casa né i familiari né i pesci. Per il momento.

Fase due: la mamma dà istruzioni al nonno, che verifichi giornalmente il buon flusso dell’acqua attraverso il filtro e che somministri la giusta quantità di cibo alle bestiole (ancora ignare di tutto).
La nonna ascolta. Silenziosa. Brutto segno. La nonna silenziosa. Sta meditando. Nel giro di tre secondi farà saltar fuori qualche concetto poco gradito.
E infatti.
“Questi pesci non staranno di certo in casa mia, nel mio salotto magari. Portali giù da basso. Fammeli guardare un attimo e poi portali in cantina. Pesci rossi… pesci rossi cosa? Uno è arancio e l’altro è nero! Che idea balorda è quella di prendere un pesce nero? Come minimo porta sfortuna. Mica ce li voglio qui questi pesci”.

La mamma fino a quel momento non è che andava pazza per quegli esserini, ma… sarà il senso di protezione per il figlioletto (che tanto desiderava avere dei pesciolini), sarà lo spirito di contraddizione nei confronti della genitrice, sarà il rispetto per i diritti degli animali, be’, all’improvviso quei pesci assumono importanza e dignità!

E infatti…

Senza proferir parola alcuna, mamma e figlio scendono in cantina, l’una con l’acquario tra le braccia, l’altro con il barattolino di cibo tra le mani. Scelgono un posticino defilato sul ripiano del mobile, a portata di presa elettrica, augurano in bocca al lupo alle bestiole, spiegando che altra scelta non c’è, purtroppo, incoraggiandole a tener duro, che c’è il nonno ad occuparsi di loro, che la nonna non ha ceduto alle lusinghe, ma, se sono fortunati, non scenderà spesso in cantina e che torneranno presto a casa.

I due riemergono in salotto e la nonna li apostrofa beffarda: “e se muoiono? Magari in cantina fa freddo e muoiono”.
Mamma e figlio si guardano, la mamma spera che in cantina in effetti non faccia troppo freddo, il nipotino si concentra sull’aspetto pratico: “nonno, tu per favore ricordati il cibo una volta al giorno”.
E la questione si chiude. Per il momento.
Di certo sarà elemento di conversazione telefonica nei giorni a venire, nonché di ricatto morale postumo, del tipo “io che quella volta ti ho tenuto i pesci, mentre tu, ingrata, bla bla bla”.
Un forte applauso di incoraggiamento per la dura prova che attende i nostri pesci, che fino a poco tempo fa erano beatamente ignari dello spietato mondo che c’è là fuori.