Era il 25 Novembre 2015.
Avevo appena cominciato a lavorare per un’importante azienda alimentare, guadagnandomi il titolo di Responsabile Qualità.
Non era stato semplice:
in fondo ero una giovanissima neo-laureata alla sua prima esperienza importante, anche se al colloquio avevo cercato di esaltare ogni mia qualità. La fermezza che mostrava la mia voce era tradita dal battito accelerato del mio cuore impaurito.
Avrei avuto il supporto di un consulente esterno che mi avrebbe mostrato come svolgere il mio lavoro. Al colloquio erano stati molto chiari: avei dovuto prendere il suo posto e togliermelo dai piedi una volta imparato tutto quello che c’era da sapere sulla mia posizione. Ed ero assolutamente determinata a sbaragliarlo.
Mi tremavano le gambe mentre cercavo di avanzare sicura verso l’ingresso. Dal mio ufficio proveniva uno strano profumo che fece a botte con il mio naso. Mi domandai chi diavolo avesse avuto la malsana idea di rovesciarsi un’intera boccetta di essenza addosso e rovinarmi la giornata appena cominciata mentre continuavo a starnutire fragorosamente perdendo di colpo il tono che avevo cercato di darmi. Ben presto seppi darmi una risposta.
davanti a me c’era un uomo girato di spalle, il cellulare adeso all’orecchio come parte integrante del corpo. Gesticolava, sussurrando di piani HACCP e di analisi del rischio, passandosi ogni tanto la mano lungo i capelli scuri, che si arricciavano intorno alla nuca in un arrogante codino.
Si voltò e mi sorrise.
“Ti richiamo più tardi” disse, buttando giù in un attimo la telefonata.
“Tu devi essere la nuova Responsabile Qualità”
Annuii, stringendogli la mano. Aveva una presa solida e decisa. Speravo che la mia risultasse altrettanto determinata e sicura.
Un attimo dopo eravamo già immersi in mezzo al fogliame burocratico. Cerc
“Santa pausa pranzo” sentivo di avere lo sguardo annebbiato. Il mio stomaco gorgogliò prepotente. Sarei stata capace di divorare anche Lui se non si fosse fermato.
A quel rumore così evidente Lui sollevò lo sguardo dai fogli che si erano accumulati sulla mia scrivania senza una logica apparente e sembrò tornare per un attimo nel mondo reale.
“Devo aver perso la cognizione del tempo. Hai fame?”
“...beh, è dalle 7 che sono con un cappuccino sullo stomaco. Fai te..” ovviamente tenni per me i miei pensieri.
“Mah, giusto un pochino.. ma non far caso al mio stomaco, è normale che faccia questi strani rumori..!” effettivamente si trattava di una mezza verità: nelle situazioni di euforia e di intensa agitazione il mio stomaco aveva il vizio di dare vita ad un’inspiegabile sinfonia di rumori assordanti. Era assolutamente imbarazzante ma non potevo farci nulla.
“Scusami, sono un pò distratto ultimamente. Sai, mi sono appena separato…”
Rimasi di sasso.
Che un quarantenne arrogante venisse a rivolgere quella frase proprio a me sembrò estremamente fuori luogo.
“Mi dispiace molto. Compenserò io che sono felicemente fidanzata” controbattei fissandolo negli occhi.
“Beccati questa e prendi nota di con chi hai a che fare”
“Ehi, sei inciampata nella mia vita!” mi canzonò.
Con le guance rosso fuoco afferrai il cappotto in silenzio mentre il mio stomaco continuava a ruggire come un leone.
..fu questo il nostro primissimo incontro.
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