Mi incamminai leggendo. Grazie alla lettura, infatti, ho imparato a vivere le emozioni altrui che son diventate mie.

Ho camminato lungo le alture andine e, nel deserto di Atacama, mi sono imbattuto nei sudamericani.

Ho attraversato la route 66 a bordo di una Harley Davidson quando annusai le carte scritte da Kerouac, per finire nei sobborghi maleodoranti vissuti da Bukowski.

Mi fermai un attimo per tornare indietro ritrovandomi, d’un tratto, nei fumosi café parigini, trasudanti di accoliti pensatori esistenzialisti.

Mi incamminai leggendo…

E li’ parlai con Sartre e il suo castoro (n.d.a. Simone de Beauvoir) dissertando sul fine intrinseco dell’uomo, sulla natura grigia delle cose, su nausee collettive e pentimenti.

Politica, tabù, cultura e privazioni, sesso libero e fumi artificiali.

Lasciai quel mondo per divenire decadente e simbolista oltre La Manica.

Incontrai Wilde, di notte, a spasso col suo ritratto fuorviante, leggiadro e tipico individuo, irriverente come si addice a colui che si staglia nella folla.

Tornai alle mie origini, in un attimo.

Nell’incantevole mia terra, Trinacria di cultura e di speranza, nel Kaos di sapore agrigentino, vidi Pirandello spuntare da una giara.

Lo colsi alla ricerca di maschere volanti, personaggi inquieti e senza dogma che anelano autori promettenti la fama universale dell’eterno.


Mi incamminai leggendo imparando a vivere le emozioni

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