Ancora uno scoop legato al piccolo fan di Messi. Il calcio, come sappiamo, ormai è un business. Una macchina che produce soldi senza sosta, senza pietà, senza più sentimenti. Le novità introdotte negli anni hanno sempre più aggirato la purezza di questo sport. L’hanno svilita, perfino umiliata. Si parla di milioni, capitalisti che approdano da terre lontane col solo scopo di fare soldi, calciatori palestrati e tatuati che si muovono come moderni mercenari da una squadra all’altra. Non ci sono più bandiere, non c’è più alcuna considerazione se questo o quel trasferimento possa essere considerato un tradimento da parte dei sempre meno considerati tifosi.
In questo calcio malato e difficile da raddrizzare, dove solo gli oratori e i campetti di periferia ne custodiscono ormai la natura primitiva, c’è però ancora spazio per qualche storia che commuove. Che fa battere il cuore. Storie che non a caso, giungono sovente da Paesi distrutti dalla guerra.
Come il caso del piccolo fan di Messi, Murtaza Ahmadi, bambino afghano che oggi ha 7 anni. Murtaza un paio di anni fa commosse il mondo in un video che lo ritraeva tirare eccellenti punizioni con addosso una maglia dell’Argentina di Lionel Messi fatta con una busta di plastica tra le macerie del suo villaggio. Situato nella provincia sudorientale di Ghazni. Video che fece il giro del web e arrivò fino agli occhi del suo idolo. Che riuscì ad incontrare pochi mesi dopo in Qatar. Con Messi che gli regalò due maglie inviategli tramite Onu: della nazionale argentina e del Barcellona.
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