Piombo sui pargoli. La storia di Alberto Sed, sopravvissuto ad Auschwitz che ebbi l’onore di conoscere di persona, in 117 versi.

È cosa si dura pensar ch’una volta
e ancor ora, vi son persone che credon
ch’esiste arian, e idea più stolta,

vi è chi deve morir sanza cagion
per voler d’uom solo, colmo di follia
ignorante della gran parola del perdon.

Vi conterò di egual dolor di Maria
ch’ebbero le madri scese dal treno
per figli che gli arian strapparono via

dalle loro braccia e da lor seno.
E vi dirò di quell’Alberto Sed che è
testimoni di pazzia che come veleno

in germaniche vene circolò, ed è
frutto di suo gran dolor e di sua paura.
Fu mandato con sue sorelle che eran tre

e sua madre, in fossolese pianura
ove ogni ebreo italico passò prima
del campo polacco che era dietro mura

con illusorie parole in sua cima,
forgiate nel metallo di gran dolor.
Non vi era ancora il gelido clima,

quando Sed fu prigioniero di color
che furono assassini di sua madre,
Angelica, Emma, sanza alcun pudor.

Ei chiese per giorni fra le tante squadre
se sapevan la posizione dei parenti
ch’aveva perduto, come cose leggiadre

spazzate via lontano dai forti venti.
“Puoi tu mirar quel fumo che spunta
dai grandi camini che mai stanno spenti ?”

gli chiese un uomo con man da fango unta
che gli indicava nel cielo la nube
“Si miro il fumo e da dove spunta.”

disse mentre come corni, trombe e tube
il vento rimbombava nell’aria ferma.
“Sai perché brucia il fuoco che fa nube ?”

gli chiese l’uomo con voce inferma
“Non son forse le caldaie per i blocchi ?”
“Hai indovinato, ma la nube erma,

vien da quei soli unici sbocchi
per fuggir da questa brutale tortura
dove li parenti tuoi i lor occhi

han chiuso in quel fuoco che ciel scura
col suo fumo che viaggia con la morte !”
Non vi fu mai alcun medico o cura

che diede rimedio a si crudel sorte
qual fu de li parenti di Alberto
e manco per egli, che per visioni storte

e crude de li ebrei nel campo, certo
fu che a stessa sorte andava anch’ei
per voler del gigante-nano, ma erto

da suoi fedel, fra cui degli avi miei.
Pria di contarvi oltre saper dovete
che il di domenical avea de li sei

che lo precedeva, di sangue più sete,
perché li germanici eran di noia
prigionieri, ma andar oltre la rete

era trasgression, così furon li boia
de li sfortunati giudei che per loro
divennero ludo e fonte di gioia.

Fu da un can e più, feroci com toro,
ch’Angelica, in giorno più noioso
fra li soldati ridenti in gran coro,

sbranata fu, e modo descriver non oso.
Ma confronto a quel che Alberto vide
questo nulla è, tant’è che il riposo

che buia sera occupa e incide
tolto vi sarà per notti a venire,
se leggerete mie parole livide.

Or potrete de li infanti sentire
morti nella maniera ch’or vi spiego.
Sed per comando che doveva seguire

i pargoli, la cui sorte io or prego
che più sia di nessun altro infante
andando contro quel che dice suo ego

dalle madri ei strappò ogne lattante
che non potea parlar, o camminar bene
e li portava su carro cigolante

nelle camere che creavan di scene
indicibili, ma da non dimenticar,
anche se fan tremar li polsi e vene.

Un dì, pria che sol giungesse a calar
mentre Sed spostava li altri infanti
insieme a un altro, si sentirono chiamar,

come si fa coi ladroni o latitanti
da un sotto-ufficiale di Germania
che con gesto del braccio, quei lattanti

ordinò di lanciarli tutti per l’aria
per poterli colpir con caldo piombo
essendo per lui giornata poco varia.

E quello sparo fece un gran rimbombo
quando quel bimbo in petto bucò
e anche fu colpito il cor di ambo

color che tristemente han veduto ciò.
Poscia che furono sparati altri otto
e forse più, da lontan un grido squillò

che timpano di loro fu quasi rotto.
Quello strillo proveniva da ufficial
che di tal soldato da noia corrotto

indignato fu, e per modi criminal.
Ma non per tal schifo grido si generò,
non per quel merdoso metodo mortal

ma per li denari che ufficial sganciò
avendo perduto scommessa già fatta.
Ma alla fine la libertà arrivò

per Sed e sua sorella dopo disfatta
del führer, il ventisettesimo giorno
del primo mese, dopo guerra già fatta.

Mai si deve dimenticar quel giorno
ove ogne uom, com in Esodo ritornò
a case sue, nel dì di pace adorno,

perché non importa che color Dio donò
a uomo o donna di nostro pianeta
o a che religion un popol si votò.

Tutti dobbiamo aver la stessa meta
per ottener un posto sanza più guerre
in questo mondo che par fatto di creta.