Bagnano rime sconosciute

nei desideri riavuti,

negli imbuti dei tuoi argomenti,

nei momenti belli e brutti

in tutti quei discorsi,

nei corsi fluviali

e nei canali che irrigano la storia,

la gloria e le vicende dell’umana gente,

i fiumi storici, epici,

tipici, mitici corsi d’acqua

che costruiscono civiltá,

che inondarono con le loro piene

le rive, le sponde di territori aridi,

poi fertili,

abitati da uomini divenuti evoluti

grazie ad essi.

Genti conosciute scesero sulla terra,

bagnarono gli sguardi

con lacrime intrise di pianti.

Intinsero nell’acque e stinsero le ceneri.

si estinsero poi e lasciarono il pianeta,

meta ambita da popoli sconosciuti

che saputi i destini, gli ameni riti

che devastavano nottetempo

i vaghi laghi dei pensieri tuoi,

s’accomiatavano e lasciavano tracce,

ove le facce si fecero obligue,

ove lingue ripresero ad esistere

e ad erigere letterature,

durature civili congetture

su cui produrre e condurre sudditi

gli uomini tutti a comunicare, interpretare,

leggere e studiare queste rime.

Sponde, onde e soavi sonde sonore

che confondono le menti,

che ridondano nei momenti più attenti

a categorie di liturgie musicali

fatte per considerare, interpretare

e fantasticare nel mare delle parole, delle viole

e delle sole, poche ole

che entusiasmano questo cuore,

le vicissitudini, le vicende vissute, le abitudini

gli istinti e gli inviti di tutti questi flutti

che belli o brutti

riempiono i fogli miei,

riempiono i consigli ai figli della terra

per la pace duratura e non la guerra.

Dopo… venne il doponauta.

Dopo le lotte

dopo le guerre

dopo di tutto

dopo il tempo,

dopo i virus,

il doponauta poté vivere.

I laghi erano secchi,

i mari ghiacciati,

le colline aride

ma lui visse

e continuò la specie.

Dopo la specie

dopo aver vinto

dopo aver perso

dopo essere stato l’ ultimo

dopo essere stato il primo

dopo la confusione

dopo la saggezza

dopo la speranza

dopo la disperazione

dopo la calma e la frustrazione,

il doponauta venne a galla.

Cominciò a vogare

cominciò a nuotare, a danzare

nel vociò infinito

nel perpetuo avere

nel perpetuo dare

nello stare, nello spaziare

nel dialettico avanzare

d’uno stormo di note.

Nel continuo inoltrarsi di parole

nell’affrancare, nel comunicare, nell’affrontare.

Dopo la fine il doponauta

continuò a vagare tra gli usi, i costumi e le genti.

Continuò ad aprire le menti

continuò a vedere

a rendere vere le cose di ieri.

Dopo i sentieri

dopo i giorni finiti

dopo gli infiniti

continuò a camminare.

Dopo il tutto, dopo il niente

è ancora là a osservare

è ancora là per amare.