La guerra continua a restituirci corpi troppo piccoli senza vita. È un orrore…
Bambino della Siria, scusaci.
Se noi piangiamo ma non basta. Se ti ha bombardato il cielo e non era una festa. Se tuo padre ti ha raccolto da terra e dondolavi senza vita sulle sue braccia e non era il vostro solito gioco prima di dormire.
Scusaci se ti hanno sommerso di polvere e non erano i tuoi castelli di sabbia. Perdonaci se hai gridato aiuto e nessun eroe delle fiabe è venuto a salvarti. Scusaci se ti sono crollati mattoni addosso e non erano le costruzioni colorate del tuo asilo. Scusaci se oggi non ci sei più e il sole brilla lo stesso e le madri abbracciano ancora i loro figli, ma non la tua. Perdonaci se il tempo non si è fermato ed è stato di eterno dolore. Scusami, bambino, se mentre scrivo mi commuovo; e il mio piangere non serve. Scusaci se il mare non sa ingoiarsi le guerre e le nuvole cancellare come gomme magiche gli aerei cattivi. Scusaci bambino se a questo mondo bello ci avevi creduto. Quando ti dicevano che eri figlio di tutti.
Ma i tutti dove erano?
Scusaci. Se riescono persino ad ammazzare le stelle, a sparare sui fiori, a muovere vento di orrore soffiando gelo e sangue nelle proprie bandiere
Perdonaci, bambino, se ti hanno distrutto l’esistenza e rimani a soffrire.
Perdonaci, bambino, se ti hanno fatto volare.
Con quelle ali che a te servivano per sognare. E non per morire.
Perdonaci, piccolo, se ci puoi sentire.