Navigando sul web mi sono imbattuto in una storia che non conoscevo. Di quelle che non ti raccontano né i media principali né, figuriamoci, i libri di scuola. Perché protagonisti in negativo sono i vincitori. Quelli che, come canta Bennato, “fanno la storia”. La storia è quella di Giuseppina Ghersi, bambina di Savona che a soli 13 anni, una maledetta mattina del 25 aprile 1945, fu sequestrata da tre partigiani comunisti. I quali la portarono nei locali della Scuola Media “GuidoBono” a Legino, diventato un Campo di Concentramento per i fascisti. In questo luogo lugubre, Giuseppina Ghersi fu trattata alla stregua dei peggiori criminali dai tre. Le dipinsero il capo di vernice rossa, la pestarono a sangue e la seviziarono per giorni, tutto questo sotto lo sguardo impietrito dei genitori, anche loro deportati e imprigionati.
Il 30 aprile, Giuseppina Ghersi, fu giustiziata con un colpo di pistola alla nuca e il suo corpo gettato, insieme ad altri, davanti al cimitero di Zinola. Motivo di tanta barbarie? Un tema.
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E si, chi lo sa quanti ci sono casi simili a questo che ci fa tremolare l'anima. Inanzi tutto perche' molti di noi furono, e lo sono forse ancora, ammiratori del periodi in cui comunisti guidavano parechi paesi. Con questi esempi nasce un diverso sospetto che potrebbe incitare azioni non molto gradevoli. E tutto diventa dubitoso, assolutamente tutto.