È il primo mattino di una bellissima giornata di sole e dal mare soffia un dolce venticello. Vediamo un giullare e una fanciulla, lui davanti e lei a seguire, che entrano furtivamente in un lussureggiante giardino da una porticina insita nel muro di recinzione. Lui vira a destra e si ferma restando in piedi, quasi a mo’ d’attesa; lei lo raggiunge a piccoli passi e si siede su una panchina di pietra poco discosta dalle mura. Lui le lancia un sorriso radioso, lei l’ha seguito, è vero, ma il suo atteggiamento è di diffidenza.
Ci piace immaginarlo in tal modo il ‘contrasto’ più famoso di sempre, a noi tramandato sotto il nome di Rosa fresca aulentissima di Cielo d’Alcamo, autorevole esponente della Scuola Siciliana.
Che comincia…
“Rosa fresca aulentissima ch’apari inver’ la state,
le donne ti disiano, pulzell’e maritate:
tràgemi d’este focora, se t’este a bolontate;
per te non ajo abento notte e dia,
penzando pur di voi, madonna mia”.
Fanciulla (sdegnosa):
“Se di meve trabàgliti, follia lo ti fa fare.
Lo mar potresti arompere, a venti asemanare,
l’abere d’esto secolo tutto quanto asembrare:
avere me non pòteri a esto monno;
avanti li cavelli m’aritonno”.
Giullare (maliardo):
“Se li cavelli artónniti, avanti foss’io morto,
ca’n issi sì mi pèrdera lo solaccio e ’l diporto.
Quando ci passo e véjoti, rosa fresca de l’orto,
bono conforto dónimi tuttore:
poniamo che s’ajúnga il nostro amore”.
Fanciulla (minacciosa):
“Che il nostro amore ajúngasi, non boglio m’atalenti:
se ci ti trova pàremo cogli altri miei parenti,
guarda non t’arigolgano questi forti correnti.
Como ti seppe bona la venuta,
consiglio che ti parti a la partuta”.
Giullare (irridente)
“Se i tuoi parenti trovanmi, e che mi pozzon fari?
Una difensa mèttonci di dumili’ agostari:
non mi toccara pàdreto per quanto avere ha ’n Bari.
Viva lo ’mperadore, grazi’ a Deo!
Intendi, bella, quel che ti dico eo?”.
Fanciulla (risoluta):
“Tu me no lasci vivere né sera né maitino.
Donna mi so’ di pèrperi, d’auro massamotino.
Se tanto aver donàssemi quanto ha lo Saladino,
e per ajunta quant’ha lo soldano,
toccare me non pòteri a la mano”.
Giullare (condiscendente):
“Molte sono le femmine c’hanno dura la testa,
e l’omo con parabol e l’adímina e amonesta:
tanto intorno percazzala fin che ’ll’ha in sua podesta.
Femina d’omo non si può tenere:
guàrdati, bella, pur de ripentere”.
Fanciulla (sarcastica):
“K’eo ne pur ripentéssende? davanti foss’io aucisa
ca nulla bona femina per me fosse riprisa!
Aersera passàstici, correnno a la distesa.
Acquístati riposa, canzonieri:
le tue parole a me non piaccion gueri”.
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