Ventitré – Introduzione
Ciao, benvenuto!
Ti dico come è nato questo racconto e, se poi ti va, ti porto a fare un giro nella mia fantasia incasinata. L’idea era di architettare una faccenda torbida che sapesse tenere viva l’attenzione. Tutto doveva succedere in un mondo normale, quasi scontato, dove il disagio è taciuto ed evitato, con qualche mia piccola riflessione buttata là. Poi, come sempre mi capita quando scrivo, la storia ha preso una vita propria e non potevo far altro che seguirla e stare a vedere come andava a finire. Prescindendo dal fatto che personaggi proprio “normali” non ce ne sono, i due più particolari sono Elena e Don Ferruccio che, da punti di vista tutti loro, tirano conclusioni. “ Ventitré ” è stata una nuova avventura, sicuramente più per me che per Luca, il protagonista.
Mi sono divertito a scrivere senza sapere dove sarei andato a parare. Spero che tu possa trovare altrettanto piacevole la lettura.
Il tepore della stufa accesa rendeva sopportabile anche quel velo di fumo che sfuggiva dai tubi sporchi. Marco, sprofondato col suo solito mal di testa nella poltrona sgangherata, sfogliava e rileggeva i ventitré fogli che raccontavano della sua vita e non solo della sua. Dopo averli scorsi e ritoccati uno ad uno, li aveva disposti con cura sul vecchio tavolino, sovrapposti a ventaglio, come carte da gioco, per poi ricoprirli col giornale aperto. Forse qualcuno li avrebbe letti, ma non era sicuro di poter suscitare tanto interesse, in fin dei conti lui era stato ignorato da sempre, salvo quando serviva qualcuno da incolpare.
Tutto quel vasto orizzonte di diverse possibilità che aveva calcolato, si era lentamente ristretto e, nella sua mente provata, rimaneva un’unica soluzione che perdeva forza il mattino per poi tornare prepotente col buio precoce dell’inverno. Il cuore pulsava forte, con quel dolore subdolo sulle tempie. Ce l’aveva con se stesso, ma ormai non gli importava più. Quei due tipi strambi erano capitati alla Baracca, sempre con qualcosa da festeggiare e i fine settimana che erano diventati un rito per tutti i ragazzini che giravano lì intorno.
Non avrebbe mai pensato che un innocuo passatempo o comunque poco più di un gioco, lo avrebbe potuto portare fino a quel punto. Si era persino sentito orgoglioso di aver fatto riprendere vita a quell’angolo dimenticato. Il senso di colpa era arrivato all’improvviso e del tutto inatteso, si era ingigantito in silenzio per poi esplodere come un grido disperato. Quel pomeriggio, senza curarsi di dare spiegazioni, aveva chiesto aiuto al suo vecchio amico Luca. Sarebbe arrivato il prima possibile, “forse già domani” gli aveva assicurato. Lui non l’avrebbe certo deluso.
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