Ricevuto da Redazione il 12/8/2014 12:10:00.
L’altro giorno, durante l’Angelus, Papa Bergoglio ha denunciato la guerra che gli estremisti musulmani stanno conducendo nel nord dell’Iraq. Il Papa ha parlato di innocenti, donne e bambini uccisi e massacrati, ed ha ammonito con tono severo:
È un ammonimento perlomeno curioso, da parte del capo di una organizzazione che si è resa responsabile, nel corso dei secoli, per la morte di decine di milioni di innocenti, donne e bambini, che venivano massacrati dai soldati cristiani proprio “in nome di Dio”.
La cosiddetta “civiltà cristiana occidentale” – quella in cui viviamo oggi – nacque nel giorno in cui i leader di una nascente religione si resero conto di avere un potente dio. Allo stesso tempo però non avevano una spada con cui portare il suo verbo per il mondo. Mentre l’imperatore di Roma si rese conto di avere un’altrettanto potente spada, ma non un ideale superiore al quale legarla. Fu così che una notte Costantino “sognò” un angelo, il quale gli mostrò una croce e gli disse “In hoc signo vinces”. E il Sacro Impero Romano fu nato.
Nei secoli che seguirono furono innanzitutto perseguitati tutti i culti pagani che erano sopravvissuti. I loro seguaci furono sterminati e i loro templi furono completamente distrutti dalle armate romane, spesso guidate dagli stessi vescovi locali.
Vescovi come Marco di Aretusa, o Cirillo di Eliopoli, passarono alla storia come “distruttori di templi”, …
… mentre l’imperatore Teodosio arrivò addirittura a far uccidere i propri figli perchè sorpresi a giocare con delle statuette pagane. Entro il sesto secolo i pochi pagani rimasti al mondo avevano completamente perso ogni diritto civile.
Procedendo a balzi nella storia troviamo anche, ad esempio, che:
La prima crociata in “terrasanta” causò la morte di circa un milione di persone.
Durante la seconda crociata, 40 città e 200 castelli furono messi a ferro e fuoco dalle armate cristiane. La sola conquista di Antiochia causò 60.000 vittime, alle quali se ne aggiunsero altre 100.000 prima della fine della crociata stessa.
Ad Acri, durante la III crociata, furono decapitati 2.700 uomini, donne e bambini di religione musulmana (immagine a sx).
L’arcivescovo di Tiro descrisse così la conquista di Gerusalemme, nel 1099: “Nel tempio i cavalieri avanzavano con il sangue fino alle ginocchia. Vi erano montagne di resti umani dappertutto. Ma non era solo la vista dei corpi fatti a pezzi ad incutere terrore nella popolazione. Era lo sguardo stesso dei vincitori, grondanti di sangue dalla testa ai piedi, che si aggiravano fra i cadaveri piangendo di gioia e ringraziando il signore per ciò che avevano fatto”.
Solamente all’interno del Tempio, si dice, giacevano ammassati più di diecimila cadaveri e fino all’estate seguente l’aria intorno alla Città Santa rimase intrisa dell’olezzo dei cadaveri in decomposizione.
Vi fu poi lo sterminio sistematico di tutte le opposizioni ed eresie nel corso dei secoli. Si parte dallo sterminio dei Manichei (alcune migliaia), verso la fine dell’Impero Romano. Si passa per mille piccole sette ed eresie un pò dappertutto, e si arriva al milione circa di Albigesi (Catari) sterminati nel 13° secolo, dopo vent’anni di terrore che lasciarono mezza Languedòc completamente spopolata.
A quel punto subentrò l’Inquisizione, la cui attività fu talmente vasta e sistematica che ancora oggi non è possibile calcolarne con precisione il numero delle vittime (ufficialmente, inoltre, il Tribunale non è mai stato chiuso. Ha solo cambiato nome). Il solo frate dominicano Torquemada, al tempo, vantava pubblicamente un carniere di 10.220 vittime mandate personalmente al rogo.
Nel 1538 – 6000 protestanti furono affogati vivi dai cristiani nella città olandese di Emden.
Nel 1572 – 20.000 ugonotti morirono per ordine del papa Pio V.
Nello storico sacco di Magdeburgo, durante la guerra dei 30 anni, circa 30.000 cittadini – uomini donne vecchi e bambini – furono uccisi a sangue freddo dai cristiani conquistatori. Friedrich Schiller scrisse che “in una sola chiesa più di 50 donne furono decapitate, e fra i cadaveri furono trovati anche dei bambini ancora attaccati al seno della madre”.
Nel 16° secolo l’Irlanda fu “cattolicizzata” grazie allo sterminio sistematico degli abitanti locali. Man mano che l’esercito di Sir Raleigh avanzava nel paese – raccontano le cronache – ai bordi delle strade venivano collocate, a mò di ammonimento, le decine di migliaia di teste delle vittime che avevano rifiutato di convertirsi.
La stessa logica dell’ “extra ecclesiam nulla salvatio” (“fuori dalla chiesa non c’è salvezza”) fu applicata da Colombo e da tutti coloro che lo seguirono nella colonizzazione del Centro e Sud America. Per quel che riguarda il Nord America, avrebbero pensato in seguito i protestanti a fare una cosa simile. Stiamo parlando di decine di milioni di vittime nei due continenti, che significarono al tempo la scomparsa effettiva del 90% delle popolazioni indigene.
Per quel che riguarda gli ebrei, che possono vantare una storia tutta loro rispetto alle persecuzioni da parte dei cristiani, ricordiamo solo due episodi particolarmente significativi. Nel solo 1492, anno in cui Colombo veleggiava per le Americhe, più di 150.000 ebrei furono bruciati al rogo, convertiti con la forza o espulsi dalla Spagna dei cattolicissimi Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castilla.
Si potrebbe andare avanti a snocciolare cifre e casi storici per molto tempo ancora, passando per il terrorismo sistematico contro i buddisti in Vietnam (il vescovo di Saigon era il fratello del dittatore Diem), per arrivare ai più recenti massacri nel Ruwanda, per i quali ultimamente sono anche stati condannati a morte due sacerdoti ed una suora cattolici, ma il senso generale della storia della cristianizzazione dovrebbe a questo punto risultare abbastanza chiaro: stiamo parlando di una cifra globale approssimativa – sicuramente errata per difetto – di ottanta milioni di vittime.
Il più noto fra tutti è il campo di Jasenovac, che rimase attivo per più di tre anni, e che fu gestito direttamente dai frati francescani. Si trattava in realtà di un complesso di 5 unità collegate, nelle quali morirono dalle 300.000 alle 700.000 persone. Le cronache riportano un giorno del 1943 in cui l’intero corso del fiume Sava, che attraversa la Croazia, era intasato e ricoperto dai cadaveri galleggianti in arrivo da Jasenovac.
Oggi naturalmente la Chiesa “non fa più queste cose”. Prima però che un Papa torni a sciacquarsi la bocca con parole come “non si fanno le guerre nel nome di Dio”, sarebbe apprezzabile che facesse un piccolo mea culpa di tipo storico, visto che l’organizzazione di cui è capo si porta sulla coscienza parecchie decine di milioni di vittime innocenti.
Massimo Mazzucco
(Articolo originale: “In Hoc Signo Vinces“).
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