Il terrorismo suicida non è guerra, questo tipo di terrorismo è disperazione.
Un soldato affronta il campo di battaglia con la speranza di far ritorno a casa, di costruire un mondo migliore in cui vivere con la propria famiglia, con i propri cari. Il terrorista suicida sa che quello è il suo ultimo giorno, che non raccoglierà i frutti delle sue azioni nel mondo terreno. Chi decide di immolarsi attraverso il terrorismo suicida non ha una casa in cui tornare. Inoltre è sicuro che la sua patria non esiste, anzi è disgregata e distribuita tra tanti altri singoli disperati come lui.
Usciamo dal ragionamento dei grandi interessi internazionali. Ritorniamo al livello del singolo, colui che preme il grilletto, colui che fa esplodere la bomba che porta addosso, che compie personalmente azioni incomprensibili al mondo e che in quel momento trovano giustificazione nella sua testa.
Tra questi stati d’animo si muove il reclutamento, la selezione, l’indottrinamento, la convinzione, l’addestramento ed infine il sacrificio, portandosi dietro più anime possibile, nella convinzione del martirio, del paradiso da sempre cercato e non trovato in terra.
Un terrorista suicida è una risorsa non riutilizzabile, sacrificabile e sacrificata, costosa, spietata perché basata su convinzioni tanto lontane da un pensiero illuminista da parlare un linguaggio incomprensibile per il resto del mondo.
Il riferimento ad una volontà divina superiore si basa sul rifiuto del ragionamento. Questo vanifica la distinzione tra il bene ed il male vigliaccamente inserendo un dogma distorto quando nell’individuo sorgono ragionevoli dubbi.
Domani è un altro giorno. Molti di voi andranno in chiesa, altri pregheranno per 5 volte rivolti a La Mecca come dettato dal vostro credo. Tra un paio di settimane molto sarà dimenticato ed io continuerò la mia battaglia contro il rifiuto della ragione e dei diritti umani. Contro il concetto medievale di dio con il quale grosse multinazionali, come piccole comunità di disperati, riescono a convincere singoli individui a compiere atroci gesta.
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