La insostenibile leggerezza della invisibilità. Il popolo degli invalidi in Italia, circa tre milioni, vive e sopravvive tra incertezze e frustrazioni. Tra false promesse e propaganda da parate ma, come l’esercito dei papà separati, non interessano a nessuno.
Gli invalidi non sono produttivi, hanno tante necessità, e, soprattutto appartengono alla categoria delle persone fragili, come gli ammalati, gli anziani, i disoccupati, gli sfrattati, e se sono fortunati, ricevono una pensione mensile di 290 euro, con la quale dovrebbero far tutto.
Le barriere architettoniche, il lavoro, l’assistenza sanitaria, una vita di relazioni e dignità sono confinate spesso alla bontà di pochi amministratori e volontari. Le leggi ci sono, ma come succede spesso, sono solo di facciata.
Alle conferenze ed in pubblico si spendono fiumi di parole per gli invalidi, sbocconcellando pasticcini e sorseggiando una bibita o un calice di buon vino ma nella realtà, questo popolo invisibile, deve lottare strenuamente per i diritti elementari di ogni essere umano.
Fiumi di parole per loro e sulla stampa. Eppure qui, nella bassa padovana, non si riesce nemmeno ad acquistare un pulmino attrezzato usato per loro mentre per sagre, palii e manifestazioni tutti presenti.
Da un lato l’emarginazione dell’invisibilità, dall’altro lato abbuffate e libagioni fino a notte fonda.
L’altro fa poca breccia nel nostro cuore, semmai l’abbiamo ancora.
Meglio lasciarli in penombra gli invalidi, li chiamiamo pure diversamente abili, giocando anche con il potere delle parole, ma preferibilmente li lasciamo in penombra e che non disturbino i nostri sogni quieti, le nostre vacanze, i nostri SUV.
Ora accendiamo pure la televisione e godiamoci una partita o un film, ce lo siamo meritati d’altronde, e se c’è una carrozzina possiamo cambiare pure canale.
Che ci pensi l’amministrazione, hanno pure costruito una rampa per l’accesso alla piazza del paese, hanno una pensione.
Ma cosa vogliono di più?
Sono invalidi!
Presidente Associazione Follereau Italiana Dirittiamoci
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