Lettera disincantata

Dei messaggi forti inviati allo spirito del Natale...

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Caro Spirito del Natale,

ti scrivo questa lettera perché ho perso la speranza di essere ascoltata, come cittadina, dal mio Paese. Mi rivolgo dunque a te, salvifica divinità dei credenti, affinché -almeno tu- porga alle mie parole le tue comprensive orecchie.

Non ho desideri materiali nell’animo, né astratte ambizioni evangeliche, ti supplico all’altare del buon senso di persuadere i cittadini di questo Paese allo sfascio di gettare le insegne, di lanciare le armi lontano dal cuore e di sopire il barbarico yooop nei reconditi spazi dell’anima per unirsi -si badi- non fraternamente, ma sensatamente nella consapevolezza del pericolo.

Tale pericolo, nato in noi stessi, dovrebbe farci cedere le ginocchia, poiché coltiva in noi un vivo desiderio di vendetta e di riscatto.

Ognuno di noi ha paure rivolte verso l’esterno e non si cura del mostro che germoglia nelle viscere delle Nazioni. Una pianta malata, che scova il pericolo laddove non c’è, ci fa avere paura per le motivazioni sbagliate, solo per sopravvivere -nutrendosi di noi- ed emergere dalle viscere del paese per governarci, per governare noi che l’abbiamo nutrita e coltivata.

Caro spirito del Natale,

le mie suppliche lamentevoli dovranno da te essere ascoltate, non per la presunzione del giusto, ma perché ciò che è davanti agli occhi deve essere visto.

Si metta saldamente il piede sulla verità, prima di cadere nel fallo!

Infondi, dunque, nei cittadini la consapevolezza del pericolo della disunione, convinci loro a cooperare per una gestione del Paese “a reti unificate”, per una Nazione costituita da idee diverse, se non inconciliabili, almeno contrastanti. Fa che esse nello scontro vivano!

Non sopire tutto in un unico ideale della paura, il quale per proteggersi è disposto a recidere il collo della giustizia dell’umanità.

Non permettere la riesumazione di cadaveri putrefatti di anime malsane che insozzino un mondo che solo da pochi decenni di loro si è liberato.

Certo, forse l’errore è stata tale convinzione!

In effetti, quei cadaveri non sono mai stati sepolti e, rianimati con tecniche impensabili, oggi, rinati alzano il capo, liberandosi di una giovane tradizione di libertà e soffocando gli animi.

Temo che possa essere troppo tardi, che nessuno di noi riesca più a concepire l’altro come arricchimento.

Diversi sed non adversi”, ecco il motto della nuova umanità; possiamo farcela, lo sai, cooperando.

Perché solo con la cooperazione non precipiteremo nel baratro, solo con la collaborazione impediremo al mostro della paura e della difesa da tutto e da tutti tranne che se stesso di impossessarsi di nuovo della nostra anima.

Il risultato sarebbe di gran lunga peggiore dell’ultima volta: come la malattia, fastidiosa creatura parassita, che, sconfitta dal vaccino, di questo si nutre per rinascere invitta l’ultima volta.

Nella speranza che il mio peana sia da te almeno orecchiato, porgo i miei omaggi a chi ancora ha un residuo di potere sugli uomini,

Cordiali saluti,

Il cittadino disincanto