C’era una volta un gattino di nome Pciù che amava giocare con il rocchetto. Il suo pelo era rosso rubino con un ciuffo ocra sull’orecchio destro.
Per chi non lo sapesse il rocchetto è sinonimo di gomitolo, per essere semplici.
Come tutti i cuccioli amava l’avventura e passava le giornate a esplorare le stanze. Tutto per lui era un gioco, anche la scatola di cucito della nonna, anzi soprattutto quella. Un mattino ci saltò su e da uno sportelletto aperto prese a stuzzicare, con la zampetta, un rocchetto verde rubino che dopo le prime sollecitazioni, saltò giù e rotolando percorse tutta la stanza. Il filo si attorcigliò fra le zampette e più lo tirava a sé, più il rocchetto correva veloce. Prese la porta aperta e saltellando sui gradini si fermò fra i ciuffi d’erba del giardino. Pciù ebbe un attimo di esitazione, i gradini in pietra erano troppo alti. Miagolò la sua paura.
I gatti sono animali bellissimi e molto giocherelloni. Ma a volte amano sfidare troppo il destino e riescono in maniera anche goffa a mettersi nei pasticci. Non a caso sono molti i gatti che si perdono perché si avventurano troppo e non riescono più a tornare indietro.
Certo apparentemente un rocchetto non dovrebbe essere uno strumento pericoloso. Ma si sa tutto è possibile. Rotolando eccessivamente ci si può pure strozzare.
Ho visto una volta un gatto in una mostra di felini che si stava soffocando nel tentativo di far uscire la testa dalla sbarre della gabbietta.
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