Per chi tifo oggi? A favore della capacità critica

E continuo a ripetere, che abbiamo smarrito uno dei nostri doni più importanti: la capacità critica.

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Per chi tifo oggi? È una domanda semplice ma che richiede una risposta molto difficile.
I media hanno hanno inondato i nostri spazi, ad ampio raggio, sulla vicenda della nave Sea Watch 3 e del suo comandante. Di conseguenza la signora Carola Rachete, suo malgrado, è stata rivestita di notorietà ed onorificenze.
Ormai conosciamo più di lei che dei viaggiatori che portava a bordo e dei quali, sinceramente, avrei voluto sapere di più.
Minore spazio invece allo scandalo vergognoso degli orrori di Bibbiano.

E continuo a ripetere, che abbiamo smarrito uno dei nostri doni più importanti: la capacità critica.

Ormai, vittime del panem et circences degli antichi romani, volgiamo l’attenzione a chi urla maggiormente, e questo atteggiamento diseducativo, soprattutto per i nostri ragazzi, emerge sempre più prepotente in televisione.
Io non sono contro o a favore di Carola Rachete. Desidero solo comprendere gli eventi, le cause, andare a fondo, oltre le urla ed i proclami dei partiti. Anche perché, i disperati, se sono veramente tali, e questo lo stabilirà chi di dovere, non debbono avere colori politici.
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la nostra Costituzione, enunciano principi, diritti e doveri, ma persino un incompetente come il sottoscritto, comprende che non si parla di colori politici e di preferenze di partito.

Per scelta personale ho voluto dedicarmi al volontariato e non ho mai avuto né voluto una tessera di partito.

Apprezzo comunque, idee e progetti, da qualsiasi CORRENTE politica arrivino, purché rispettino i diritti di ogni persona e contribuiscano al miglioramento della nostra società.
Ciò che conta è la nostra più intima essenza e quel desiderio innato dell’uomo di voler capire, entrare dentro la storia.
Non mi interessa la storia della signora Carola Rachete ma le storie di chi portava a bordo, come le storie dei bambini sottratti alle famiglie di Bibbiano, in Emilia, ed i drammi vissuti dai genitori di questi ragazzi.
Il protagonismo non ci concede il lusso di essere accanto alla gente, nel caso specifico, protagonismo gonfiato ad arte.

Vi sono altre vicende dopotutto, che nel silenzio dei media costruiscono però la storia.

Ed esistono, come angeli, persone di tale spessore da far impallidire persino un giornalista.

Uno di questi angeli è la dottoressa Chiara Castellani, medico chirurgo, specializzata in ostetricia e ginecologia ed in medicina tropicale, che sta dedicando tutta la sua vita agli ultimi tra gli ultimi, in Congo.
Questa donna straordinaria, ha dovuto persino subire amputazione dell’arto superiore destro, a causa di un incidente automobilistico, mentre operava in missione in Africa.
Non si è perduta d’animo ed ha continuato, pur con le limitazioni del caso e con l’aiuto, ad operare ed a esercitare la sua professione di medico nel salvare tantissime vite umane, soprattutto mamme e bambini.

Chiara Castellani ha costantemente operato col suo lavoro in spirito di povertà, senza stipendio, e tale è ancora oggi.

Per la dottoressa Chiara Castellani, che attualmente, nell’ospedale di Kimbau è l’unico medico curante per 150.000 abitanti, in un territorio di ben 5.000 chilometri quadrati, non si sono scomodati i media. Non sono stati scritti fiumi di inchiostro. Nessuna testata le ha dedicato la prima pagina. Nessun giornalista ha parlato di questa eroina, che in condizioni impossibili, riesce a salvare tante vite umane, nel silenzio assordante più assoluto di radio e televisione ed in assoluta gratuità.
Questa dottoressa guarda e vive l’Africa dal di dentro e ne conosce carenze ed opportunità e ci testimonia che quando l’Africa viene aiutata non vi sono emigranti.
Per il comandante della Sea Watch 3 interviste, raccolte fondi, premi, è stato anche proposto di candidarla al Nobel.

Per la dottoressa Chiara Castellani (su Wikipedia trovate tutto), nessuna intervista. Nessuna raccolta fondi per il suo ospedale che fino a poco tempo addietro non aveva nemmeno la corrente elettrica e funzionava con qualche generatore di fortuna, per lei niente grandi folle, nessuna processione di politici.

Ed in simili circostanze la ragione della nostra capacità critica deve portarci a riflettere attentamente anche sul continente africano e sulle sue reali necessità e sui furti che continua a subire dal nord del pianeta, ma questo è un altro immenso capitolo.
Quindi, per chi tifo oggi? Io non voglio tifare ma desidero profondamente di restare accanto all’uomo povero, vilipeso ed abbandonato, che fugga realmente dalla guerra o che tenta di sopravvivere senza dignità, dopo aver perduto il lavoro o con una pensione da fame, dove i diritti sociali e sanitari, ogni giorno divengono più difficili.
Io sto con l’essere umano e la sua pena.


Per chi tifo oggi?

Antonio Stasolla
Presidente Associazione Follereau Italiana Dirittiamoci