Si può andare avanti così? Tra i tanti bilanci stimati quando si fanno le stime su un’annualità, ce ne sta uno che dovrebbe balzare subito agli onori della cronaca. Nel solo territorio calabrese ci sono stati circa 12000 (dodicimila) attentati divisi tra minacce telefoniche, buste contenenti proiettili, macchine incendiate e quant’altro ancora. In ogni giorno ci sono stati circa trentadue attentati quotidiani, in pratica ogni trequarti d’ora l’onda della criminalità serpeggia in un qualsiasi paese calabrese. Dodicimila sono gli attentati regolarmente denunciati alle varie caserme, ma forse un numero ancora più grande è rimasto nell’anonimato. Ad ogni attentato noi “brava gente” c’indigniamo, facciamo dibattiti, ne parliamo continuamente per due o tre giorni e poi basta, la vita va avanti.
Dimentichiamo tutto, purtroppo. Fino a quando non avviene un altro ricatto e facciamo sempre la solita tiritera d’indignazione.
In zone marittime la questione è più intricata, sia sul fronte tirrenico sia sul versante ionico, senza dimenticare la zona montuosa dell’Aspromonte, bunker preferito per gli esponenti di maggior spicco della “’ndrangheta”, l’organizzazione di stampo mafioso che abbiamo in Calabria e che entra sempre più con prepotenza anche in politica, come dimostrano sempre più recenti inchieste giudiziarie, che mostrano l’intreccio sempre più connivente. Minacce, truffe, estorsioni, “pizzo”.
In certe zone sono questi i vocaboli più usati al posto di legalità, giustizia e pace.
Per fortuna ci sono tante storie da raccontare: la ribellione giusta dei ragazzi di Locri e di Lamezia Terme, la vicenda del sig. Fortunato di Catanzaro che ha messo sulla vetrina del suo negozio nome e cognome dei suoi estorsori, il coraggio di un proprietario agricolo nel reggino che ha filmato il terribile incontro con il suo “strozzino” sotto gli occhi vigili della Polizia che lo hanno incastrato. Forse un mondo completamente pulito non ci sarà mai, ma in un mondo migliore ci speriamo in tanti.
Massimo Maneggio