Ugo Lina Trip

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Ugo Lina Trip  


Nel mezzo del cammin della boscaglia Ugo Lina gorgheggiava gironzolando come una girandola al vento; girando la testa vide un mostro fuori programma e la sua piccola ugola urlò: “Chi l’ha visto?” mentre l’essere urlava come un ambulante, facendo il sirenetto. Come fan tozzi animali imbranati e fuori format, il mostro celò l’identità (ma ce l’aveva?): era un piccolo Policheco illogico che disturbava fuori orario l’habitat ecologico del bosco (cose mai viste). Aveva ingerito un OGM colto dall’albero ignorante che fosse proibito, snaturandosi in un dittico ittico: mezzo polpo e mezzo tricheco.. che razza d’esistenza anfibia! Gli costò indossare un lupetto per difendersi dall’aggressione del freddo, la lana è un buono scudo non un buono sconto.

Ugo Lina rabbrividì e cercò un posto al sole per schiacciare un pisolino sotto un masso in riva al fiume mentre in acqua una famosa tinca cavalcava la cresta dell’onda. Lo destò un incubo incubato in un turbinio di turbe: inquadrato in primo piano, clonato dal transfer onirico, un Tigrattolo: “Sono frutto dell’albero dell’OGM, mezzo tigre e mezzo scoiattolo, una specie di blob, ho cibato mangime geneticato modificamente e soffro di prurigine!” Ugo Lina non lo grattò e la sua ugola non gridò, stava giù di corde e aggiustava i fili connessi al suo modem interiore tirando su il morale allentato. Avrebbe tracciato una linea blu per delineare i confini della memoria interna. Ugo Lina, metà uomo metà donna, nato dall’albero transennato corrotto in due, alzò lo sguardo ma gli si abbassò la vista; apparve una schermata nera: “Dove Kafka sono?”.

Per riprender si sorbì un elisir, spense il monitor, si schermò dall’immagine irradiata e disse sottovoce: “Radiamola!”, in barba alle radiazioni nocive. Spinto dal moto perpetuo della sua turbo-lenta esistenza chiuse il palinsesto notturno e alle porte del bosco gli si aprì la vita in diretta.