Crisi dei metalli preziosi: 2018 deludente ma l’argento ripartirà

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La crisi dei metalli preziosi continuerà? Effettivamente per i metalli preziosi si è chiuso da poco un anno davvero deludente. Non ha fatto eccezione l’argento, che è precipitato di quasi il 14% nel 2018. Il punto più basso è stato raggiunto a settembre scorso, quanto il metallo bianco ha toccato i 16 dollari per oncia, un valore che non si vedeva da oltre due anni.

La crisi dei metalli preziosi

A causare questo declino sono stati diversi fattori. In special modo sono stati tre quelli più incidenti: le preoccupazioni legate alle tensioni geopolitiche, la politica di rialzi dei tassi della FED e un dollaro molto forte per buona parte dell’anno. Il dollaro americano in costante rialzo ha infatti messo molta pressione sul mercato dei metalli pregiati, ai quali addirittura si è sostituito come bene rifugio. In sostanza gli investitori sono giunti a ritenere più sicuro il biglietto verde che non investire in oro e argento.

E dire che lo scorso anno era cominciato benissimo, all’insegna di un grosso ottimismo alimentato da uno sprint iniziale che, tuttavia, è durato poco. Da febbraio in poi le cose si sono messe male. E poi sono andate pure peggio, con le candele heikin ashi quasi sempre colorate di rosso (quello che evidenzia un ribasso). Ma proprio la forte caduta è uno dei motivi per ritrovare ottimismo. In molti sono infatti convinti che il metallo bianco abbia toccato il fondo, e che quindi le cose non potranno che migliorare.

Le prospettive per il 2019

Ad esempio FocusEconomics ritiene che ci sarà un aumento dei prezzi, che dovrebbero procedere spesso sopra la linea delle medie mobili trading, segnando una crescita complessiva. A spingerli dovrebbe essere una domanda più sostenuta di argento in arrivo dal settore automobilistico ed elettronico. Dovrebbe aiutare anche la prospettiva di un dollaro che dovrebbe rallentare la marcia, così come un atteso ridimensionamento dei mercati azionari e ad una FED meno aggressiva sotto il profilo dei tassi di interesse.

Tuttavia, vanno messi in contro anche altri fattori depressivi. Il primo in assoluto sono le tensioni commerciali globali tra USA e Cina. Il paese orientale potrebbe peraltro crescita in modo più lento, e questo finirebbe per deprimere il mercato.