Idroponia e Paleofuturo.

Ricordando che il paleo futuro è l‘insieme delle visioni e delle previsioni che i nostri antenati nutrivano del futuro, possiamo tranquillamente sottolineare che nel loro mondo del futuro (come nel nostro) l‘idroponia svolgeva un ruolo importante.

di Paolo Nicoletti

Nei film di fantascienza vediamo rutilanti e scintillanti astronavi la cui missione è “to boldly go where no one has gone before (andare baldanzosamente laddove nessuno è mai arrivato prima)“, con equipaggi di persone coraggiose e ben addestrate che si nutrono con coltivazioni idroponiche.

La visione del futuro che avevano i nostri antenati non era poi molto differente, e per loro il massimo del futuro era rappresentato da aerei idrovolanti che facevano scalo su atolli sperduti in mezzo agli oceani, e anche nei loro atolli c’erano coltivazioni idroponiche.
Si, nelle visioni futuristiche degli inizi del ventesimo secolo c‘erano idrovolanti che attraversavano i mari, facendo scalo in atolli sperduti e remoti in mezzo agli oceani.
E questa particolare visione si è realizzata effettivamente negli anni trenta del secolo appena passato.
C‘è infatti un magnifico e solitario atollo circondato dal grande oceano pacifico. ed il suo nome è Wake Island, l’isola del Comandante Wake, composta da tre piccoli isolotti (Wake, WIlkes e Peale, il cui perimetro totale è di circa 19 miglia), distante 3.700 chilometri da Honolulu e 2.430 chilometri da Guam. Si tratta di un vero insignificante grumo di terra e corallo in mezzo all’acqua marina, ed è anche piuttosto difficile trovare Wake Island sugli atlanti perché di fatto essa non esiste come vera entità politica, essendo amministrata direttamente dall’aviazione militare USA: parliamo di un territorio non mai veramente incorporato negli Stati Uniti d’America.
Proprio qui, nel 1935, la PANAM (Pan American Airways) edificò uno scalo di appoggio per gli idrovolanti. A quei tempi, ed ancor più dopo l’impresa di Balbo e dei suoi Sorci Verdi, l’idrovolante sembrava essere destinato a diventare l’aereo del futuro.
La PANAM costruì quindi questo scalo al servizio delle rotte USA-Cina (San Francisco- Manila), che ebbe il nome di PAAville (e si trovava sull’isolotto di Peale) e comprendeva sia un albergo per dipendenti e passeggeri della compagnia aerea che grandi coltivazioni idroponiche di frutta e verdura che i clienti PANAM consumavano durante i voli.
Insomma, siamo arrivati al punto: la PANAM, forse la più grande e famosa compagnia aerea del ventesimo secolo, nei suoi aerei poteva approntare pasti costituiti da colture idroponiche fin dagli anni Trenta!
I lettori ricorderanno sicuramente che l’idroponia è semplicemente la coltivazione delle piante senza terra, senza suolo, nutrendo le piante medesime con acqua e soluzioni nutritive.
Quando andiamo in banca, di solito vediamo belle e rigogliose piante che spuntano da substrati di sabbia o ghiaia, e talvolta vediamo addetti alla salute delle piante stesse che misurano coefficienti di coltura e spruzzano sostanze e fanno alcune altre semplicissime operazioni, solitamente in pochi minuti o secondi: ebbene, in questi casi ci troviamo di fronte alla più tipica forma di idroponia, ossia l’idrocoltura, che nelle sua semplicità permetterebbe di coltivare (negli stessi vasi che vediamo in banca) anche verdure o frutti.
Praticamente mettiamo le piante in un substrato o comunque in un ambiente ospite (che può essere l’aria stessa!), le irroriamo di soluzioni nutritive affinché esse siano nutrite con i 17 elementi (dal boro allo zinco) di cui necessitano per sopravvivere, le curiamo con scienza e lavoro ed il gioco è fatto!
In Italia abbiamo facoltà universitarie ed operatori pubblici e privati che in questo campo non sono secondi a nessuno.
Nel mondo anglo-sassone di parla di water colture o nutricolture o semplicemente di “The water colture method for growing plats without soil” (“Metodo di coltivazione in acqua per far crescere piante senza suolo”, famoso libro di Arnon e Hoagland).
Quando noi pensiamo agli anni Cinquanta del ventesimo secolo e ci capita di guardare con simpatia vecchi opuscoli pubblicitari della ormai scomparsa PANAM , pensiamo in realtà a tempi proiettati nel futuro assai più di oggi, pur in presenza di problemi non risolti come l’inquinamento e le distorsioni del consumismo (problemi tali da minare la sopravvivenza delle nostre e delle future generazioni).
I passeggeri della PANAM potevano avere pasti a base di verdure e frutta coltivate in idroponia, secondo standards qualitativi altissimi anche per i tempi odierni.
E tutto questo potrebbe indurre a considerazioni più ampie.
Le coltivazioni idroponiche permettono di lavorare in luoghi riparati o comunque ospitali, ed il lavoro su di esse non è un lavoro troppo faticoso o avvilente, trattandosi infatti di situazioni al riparo dai rischi meteorologici e di colture che non richiedono la preventiva sterilizzazione del terreno e dei substrati di esso da eventuali nematodi ed altri parassiti, ed in definitiva si può fare a meno di pesticidi e di trattamenti antiparassitari: si tratta quindi di coltivazioni veramente ecologiche nella più elevata accezione del termine.
Nell’attuale realtà, i fondi ed i progetti per l’aiuto ed il sostegno alle coltivazioni idroponiche vengono gestiti da amministrazioni pubbliche civili e militari , ministeri ed altri enti nazionali ed internazionali (anche privati), che solitamente si occupano di progetti e politiche riguardanti paesi esteri o di scienza applicata o di coltivazioni agricole, sanità, istruzione, difesa del territorio etc. etc.
A suo tempo il mio compianto fratello ed io abbiamo pubblicato un libriccino illustrativo della storia e dei contenuti essenziali dell’idroponia, mandandolo a varie amministrazioni pubbliche, nell’intento di incoraggiare scuole di idroponia ad ogni livello, anche di quartiere, sottolineando che esse avrebbero potuto costituire un volano di rinascita incredibile per le capacità ed il genio delle persone che vivono in Italia.
Con umiltà e pazienza abbiamo allora ed in seguito sottolineato che ci sarebbe stato lavoro per tutti ad ogni livello, dall’operaio al giornalista, dallo scienziato all’impiegato, dal promotore in fiera al professore universitario, e parliamo di lavoro qualificato e dignitoso per un gran numero di lavoratori a tutti i livelli, un lavoro che può essere svolto (anche solo limitandoci alle fasi della coltivazione stessa) anche da anziani e bambini e disabili.
L’idroponia è il nostro futuro, un futuro preconizzato sin dagli anni 50 del ventesimo secolo, quando la NASA ha affrontato coraggiose ricerche sulle colture idroponiche in grado di nutrire gli astronauti (batata, arachide etc etc) e di rigenerare lo stesso ossigeno delle astronavi (ricerche di Oswald e Golueke sulla fotosintesi dell’alga Clorella sin dagli inizi degli anni 60).
L’idroponia è anche una possibile ancora di salvezza dalle condizioni inaspettatamente difficili e crepuscolari, per non dire inquietanti, del contesto ambientale ed economico che stiamo vivendo.
Ci sono nomi di ditte prestigiose e di multinazionali che abbiamo visto e conosciuto da una vita, che oggi falliscono o si trasferiscono in paesi lontani lasciando inutilizzati e deserti vastissimi impianti ed immobili, anche di natura alberghiera od industriale: ebbene, molti di questi immobili potrebbero ed anzi possono essere riutilizzati proficuamente ed utilmente per le coltivazioni idroponiche, allo stesso modo di navi ed aerei e treni dismessi ed abbandonati!
L’idroponia può affrancare le persone dalla fame e dalla disoccupazione e dalla miseria, e contribuire a risolvere i grandi problemi del nostro pianeta, come l’inquinamento ambientale ed atmosferico nonché climatico, la sovrappopolazione, la povertà, le malattie e la morte prematura, la mancanza di lavoro per le persone adulte, la mancanza di sicurezza per le persone anziane, la mancanza di un futuro accettabile per le persone giovani e via dicendo.
L’idroponia è parte essenziale del futuro come lo vedevano i nostri antenati (il Paleofuturo), ma anche del nostro futuro che speriamo pieno di persone civili e moralmente elevate, il vero futuro in cui speriamo e confidiamo noi che viviamo oggi e le persone che vivranno domani: un futuro in cui vedremo il Paradiso in Terra (“Paradise is exactly like where you are right now…only much, much better”: il Paradiso è proprio come il mondo in cui vivi proprio ora…solo che è molto, molto meglio!).
Letture consigliate:
  • “Idroponica Avveniristica”, di Ayala O. e Santamaria P., 2005, oai:ricerca.uniba.it:11586/11604, Archivio istituzionale della ricerca, Università di Bari, su https://core.ac.uk/display/54100220
  • “Idroponia nel futuro”, di Marco Nicoletti e Paolo Nicoletti, con prefazione di Gino Falleri (Segretario Generale Aggiunto della FNSI) , le cui prime dieci pagine sono liberamente leggibili su https://books.google.it/books?isbn=0557821282
I lettori che vorranno avere gratis una copia in PDF dell’intero libro, potranno richiederla agli uffici del sito web di bombagiu.it all’indirizzo e-mail contact@bombagiu.it (gli uffici chiederanno copia in PDF all’autore sopravvissuto Paolo Nicoletti, autore anche del presente materiale che state leggendo, che sarà felicissimo di allegare gratuitamente copia in PDF per bombagiu.it)
http://giord.blogspot.it/
Shive J.W. and W.R. Robbins,“Methods of growing plants in solution and sand Cultures“,Bulletin 363, New Jersey Agricultural experiment station, 1956, New Brunswick,NJ, citato anche in bibliografia in“Growing Plants In Nutrient Solution“di L. J. Alexander, V. H. Morris, and H. C. Young, pubblicato da OHIO AG RI CULTURAL EXPERIMENT ST A TION WOOSTER, OHIO, con interessanti disegni e tabelle ed utile bibliografia, liberamente consultabile su
https://kb.osu.edu/dspace/bitstream/handle/1811/71980/OARDC_special_circular_n056.pdf?sequence=1
“La huerta hidroponica popular“, manuale di 132 pagine, di Cèsar Marulanda e Juan Izquierdo pubblicato dalla FAO (Oficina Regional de la FAO para America latina y el Caribe), liberamente disponibile su http://www.fao.org/3/a-ah501s.pdf
http://www.fao.org/docrep/009/ah501s/ah501s00.htm(corso audiovisivo) https://www.youtube.com/watch?v=I_ZSAeZFtCI (Hidroponia popular su youtube)
  • “Idroponia in un’area povera del nord-est del Brasile. Un esempio di cooperazione decentrata Regione Veneto-FAO“, di Giorgio Giaquinto (docente di Orticultura all ‘Università di Bologna), Nicola Michelon (come responsabile tecnico del progetto di Teresina) e Francesco Orsini (dottorando presso la facoltà di Agraria al Federico II diNapoli), sul sito italiano di “horticity”, testo citato anche sul manuale“Sistemi fuori suolo semplificati per coltivazioni urbane“, manuale realizzato nell’ambito del progetto europeo Hortis – Horticulture in towns for inclusion and socialisation (n. 526476-LLP-1-2012-1-IT-GRUNDTVIG-GMP) www.hortis-europe.net, a cura di: Francesco Orsini 1 Nicola Michelon 2 Giorgio Prosdocimi Gianquinto, Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Bologna – Viale Fanin, 44. 40127 Bologna Italy, Horticity srl – via Nosadella, 45, 40125 Bologna, Italy, con utile ed interessante bibliografia di “Letture consigliate“liberamente consultabile su http://www.hortis-europe.net/files/documenti/italiano/final-e-books/web-e-book-4-ita-last.pdf
  • The water-culture method for growing plants without soil”, di D.R. Hoagland e D. I. Arnon, facilmente reperibile sul web anche su file:///C:/Users/User/Downloads/CAAgExperimentStation_Circular347_1950.pdf
  • “L’energia più verde che c’è ad Aquafarm”, sulle esperienze futuristiche di Oswald e Golueke, in http://www.aquafarm.show/wp-content/uploads/2017/01/18.01.17_Impresa-Green.pdf