Certe volte siamo così immersi nella routine da non accorgerci di ciò che abbiamo sotto gli occhi. Ci affoghiamo nelle nostre abitudini e nei nostri preconcetti. Te l’aspetteresti la bellezza dietro casa? Proprio lì, dove non la cercheresti?
Così, succede che vieni a sapere di una specie di rito d’inizio estate. Ti dicono che ogni 21 giugno nella Cattedrale di San Sabino, a Bari, succede una magia. Non ci credi, sei scettico, e non ci vai. Quest’anno però, sei libero, e un salto decidi di farlo.
Non sai bene l’orario a cui presentarti, perciò arrivi in chiesa alle due e mezza del pomeriggio. Non c’è nessuno. Lo scetticismo ritorna. Ti chiedi cosa ci fai lì tutto solo e ti viene voglia di andartene. Poi però, a poco, la cattedrale si riempie, fino a gremirsi di persone. Lì davanti all’altare c’è un enorme telo rotondo. Chissà cosa c’è sotto, ti chiedi. Nel frattempo, arrivano le quattro e mezza. Un sacerdote con un microfono in mano si alza dal pubblico: spiega la storia dell’edificio, del rito, e della sua scoperta. Ora tutto può cominciare.
Sono tutti lì, in trepidante attesa.
Ci sono i veterani, quelli che non si perderebbero l’evento neanche per sogno; i neofiti, proprio come te; i turisti, anime sperse e vaganti come gli ignavi danteschi, che sono finiti lì in quell’edificio un po’ per caso, perché ci passavano davanti. Una musica, dolce e soave, ti avvolge e ti porta in uno stato di meditazione; le note sono alternate a brani delle Sacre Scritture. Tu sei lì, nella navata, in prima fila, di fronte a te c’è quel telo misterioso. Poi ti accorgi di una cosa: i raggi del sole. Ti volti: il rosone della navata centrale sfolgora di luce come non avevi mai visto, e il fascio di sole punta proprio su quel telo rotondo, avvicinandosi sempre di più.
L’incenso inebria l’olfatto, la musica cresce d’intensità e volume, dei ragazzi vestiti di bianco si avvicinano al telo, sollevandolo solennemente. Eccola, la magia: c’è un altro rosone sul pavimento, illuminato perfettamente dai raggi del sole. A questa vista, l’emozione travolge i presenti. C’è chi si alza, chi fotografa, chi loda Dio, chi fa partire un applauso. Ma è solo un momento. Un attimo dopo, i raggi si spostano già.
Tutto è durato meno di un’ora. Può un così breve lasso di tempo, illuminare la nostra giornata? Quanti calcoli complessi, quanti anni di costruzione, quanti giorni d’attesa per godere di ciò?