Come potete notare, ultimamente meno film e serie tv e più libri.
E ecco qua,
RECENSIONE DI MR GWYN, a modo mio.
Che dire. Vabbè a me Baricco piace. Parlo quindi a chi non piace. Che siete tanti, lo so già. Diciamo che inizialmente questo libro non si capiva proprio dove volesse andare a parare. Infatti se mi chiedi, dimpò, ma come inizia ‘sto racconto? Ennonlosò, me lo devo anda’ a rivede’. Perché io so’ veloce a legge’ perché so’ curiosa e frittella, esattamente come in tutte le cose che le vorrei tutte cotte e magnate, figurateve un libro di uno che me piace. Vabbè. Non divaghiamo. Insomma, stavo là tra un laser e un’elettrostimolazione, scocciata di cambia’ posizione, pancia sopra, pancia sotto, e cabina 4, 8, 12, mentre cercavo di riconoscere Baricco e più lo cercavo e meno lo trovavo. E non riuscivo a capi’ co’ tutte quelle distrazioni della vita reale, e m’encaponivo.
A ‘na certa mi so’ trovata inchiodata al libro perché a sto punto era diventata ‘na questione personale, oh, o te o io.
E quindi suonavano i biiip del laser, degli ultrasuoni e io manco chiamavo più la fisioterapista perché immersa su ‘ sta cosa dei ritratti perché ci mette parecchio tempo prima di fatte stordi’ come fa lui. Ieri sera ci ho fatto le due perché non riuscivo a staccarmi. Ma le ultime 20 pagine me le so’ volute gode in terrazza, e ogni tanto interrompevo a guardare le rondini, a guardare le nuvole, perché il libro era fatto anche di quello, a un certo punto, e mi so’ anche chiesta quanto tempo era che non osservavo una nuvola abbastanza a lungo da vederla cambiare forma.
Poi ho fatto una foto al cane al tramonto e l’ho pure pubblicata sul meteo, sulle storie, su Facebook, ovunque, perché pensavo a quant’ero (no fossi, proprio ero) contenta di quello che mi stava a di’ Baricco. Alla fine mi so’ sentita leggera e in pace cor monno, perché in tanta monnezza, per un attimo il mondo era bello, perfetto. E non c’era manco ‘na zanzara a rompe’. E niente. Bello.
Leggetelo. Leggetelo come ho fatto io. Che a volte te devi incaponi’ p’ arriva’ a capi’. Fino alla fine.