Ricordando un Natale di quand’ero bambina con tenerezza. Abitavo a Senigallia, era stato un giorno di grande festa. Mia madre quell’anno aveva fatto tanti sacrifici per renderlo speciale.

Eravamo una famiglia molto povera. Qualche anno prima con la guerra, attorno a noi solo un cumulo di macerie. Da lì iniziarono tutte le nostre difficoltà. Mio padre faceva il pescatore, era un mestiere molto duro e poco redditizio, specialmente nella stagione invernale. A quei tempi le barche andavano a vela, con il brutto tempo passavano dei periodi che erano pericolosi per andare a pesca. Troppe volte si era trovato in mezzo alla burrasca, a lottare con la furia del vento e le onde impetuose con il pericolo di affondare.

Mia madre faceva la sarta cercava di fare anche piccoli lavori pur di guadagnare qualche soldo ma era una lotta continua. Quanto lavoro! E come era stata dura la loro vita!

Ricordo con dolcezza i giorni che precedevano quel Natale ,mi ero accorta che mia madre quando ritornava dalla spesa cercava di non farsi vedere. Ma una volta l’avevo sorpresa a tirare fuori un pacchettino dalla borsa. Però non’ ero riuscita a capire cosa conteneva né dove lo riponeva.

Un’altra mattina era arrivata a casa che spingeva la bicicletta. Fra il manubrio e la sella aveva caricato dei rami di pino, mi aveva detto che li era andati a prendere ai giardini dietro la stazione. Aveva saputo che il giardiniere stava potando gli alberi. Io nella mia ingenuità non riuscivo a capire che cosa ci dovesse fare, pensavo che fossero per bruciare nella stufa. Invece lei nella notte quei rami li aveva trasformati in un bell’albero. Al mattino quando ci siamo alzate, io e mia sorella abbiamo trovato in un angolo della cucina un bell’albero tutto addobbato con candeline e fiammelle tremolanti, qualche pupetto di cioccolato sparso tra i rami, poi c’erano attaccati delle arance dei mandarini.

Mia madre aveva spolverato l’albero con ciuffetti di cotone che sembravano fiocchi neve.

Eravamo rimaste senza parole per la sorpresa ci sembrava l’albero più bello del mondo.

Era la prima volta che ne vedevamo uno anche nella nostra casa. Ecco finalmente avevo capito che cosa contenevano i pacchettini che lei frettolosamente nascondeva. Così quell’anno anche se avevamo pochi soldi mia madre era riuscita ugualmente a rendere speciale il nostro Natale.

Io la chiamavo scherzosamente “la mamma dalle mani fatate”, lei capiva i nostri desideri.

A volte con degli abiti vecchi, li scuciva e poi con gran maestria li confezionava. Erano così belli che sembravano appena usciti da un negozio di alta moda. Come quelli che ci aveva fatto trovare sotto l’albero. Li aveva cuciti di sera dopo che noi eravamo andate a dormire per non farsi vedere e farci la sorpresa. Quel Natale fin dal mattino tutto era stato molto bello. Mio padre quel giorno di grande festa restava a casa con noi. Potevamo fare la colazione tutti insieme. Finita la colazione avevamo indossato orgogliose il vestito nuovo che avevamo trovato sotto l’albero, ed eravamo andate in chiesa per la Santa Messa.

Mia madre ci aveva detto che il Natale era il compleanno Gesù Bambino. Lui voleva molto bene a tutti i bambini del mondo e li proteggeva dal cielo.

Per il pranzo avevamo invitato nonni paterni, gli unici che avevamo, e lo zio scapolo che viveva con loro. Ai nonni volevamo un gran bene ed eravamo sempre felici di stare con loro. In tutta la casa alleggiava il profumo del brodo fatto con mezzo tacchino ch’era il pranzo delle grandi occasioni. Mia madre aveva fatto i quadrelli all’uovo e per dolce la ciambella. L’altra metà del tacchino l’aveva incartato e penzolava dal soffitto come un trofeo in attesa di essere messo in pentola per il primo dell’anno. Noi bambine ogni tanto lo guardavano, e non vedevamo l’ora di assaporarlo ancora per quanto era buono. La mamma aveva apparecchiato la tavola con la tovaglia bella e i piatti della festa.

Eravamo molto contente di passare il Natale tutti insieme. Il nonno e la nonna non sempre potevano farci i regali ma non importava.

Poi ogni volta che ci venivano a trovare ci riempivano di coccole e noi eravamo già felici così. Da quel giorno di anni ne sono passati tanti, per il Natale nella mia casa c’è sempre un bell’albero con luci e tante palline colorate, fili argentati e dorati ch’è tutto un scintillio, con sotto pacchettini per i figli e nipoti, e con tante cose buone da mangiare.

Però non posso dimenticare la felicità di quel Natale. Sarà che con il tempo i ricordi anche i più difficili si dipingono di rosa.


Ricordando un natale – Maria Pia Marchetti

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