Come prepararsi per un colloquio di lavoro. I segreti

Le fatiche dei giovani per un colloquio che alla fine ti porta a scappare a Londra.

132

Come prepararsi per un colloquio?

Rito mattutino:

Aprire la finestra. Annusare l’aria fuori e farmi influenzare dalle condizioni meteo, latte, annuso nella scatola di biscotti, scarto quelli rotti, controllo il cellulare che sia almeno mezzo carico e comunque per sicurezza mi porto via il caricabatterie, lo attacco ovunque!

Autobus, cuffie, osservo gli altri vaganti, donna con bambino, adolescente con sguardo socchiuso che sfida il mondo senza neanche conoscerlo, delle giacche e cravatte fisse su uno schermo tra mail e sguardo fermo.

8:30, Arrivo, mi siedo, in tutto siamo in ventisette ne devono prendere soltanto due, sono il sedicesimo in ordine d’entrata, stranamente mi viene la stessa ansia che provavo prima di un esame all’università, quella stessa ansia di quando attendevo la telefonata per la pubblicazione del mio romanzo illustrato, quella stessa ansia che alle elementari mi bloccava di fronte ad Arianna, eppure era un semplice colloquio per fare lo scaffalista, in un supermercato in un centro commerciale.

Inganno il tempo chiacchierando con Anna, anche lei è qui per il colloquio, visibilmente preoccupata, sfrega le mani quasi fino a farsi male, mi racconta un pò di lei e noto come insiste con il suo: IO ho fatto questo … IO ho studiato quello … forse c’è così poco lavoro in giro che la gente deve subito dirti quanto vale e che non è certo colpa sua se non trova occupazione, vorrei dirle che immagino come si sente, dopo aver studiato, aver fatto mille e mille stage, ad elemosinare un lavoretto, ma mi limito ad annuire.

Anch’io mi dimeno tra prestazioni occasionali, associazione in partecipazione, Co.Co.Co , pro pro pro, no no no, e tutto il resto. L’ansia dell’affitto, le bollette, vita da precario, stipendio finito al 21 del calendario.

Ripenso ai miei sogni da bambino, l’accademia, girare il mondo con penne per scrivere e matite per disegnare. Io passavo i miei pomeriggi a disegnare, immerso tra colori, pennelli e inventare storie mi estraniavo, entravo nel mio essere, il segno, con sdegno, il disegno, l impegno.

A cena quando iniziavo a parlare del mio desiderio di fare l’accademia mio padre per un secondo smetteva di mangiare, mia madre dai fornelli buttava lo sguardo verso di lui, già sapeva cosa avrebbe detto e anch’io. Conoscevo ormai l’esatta sequenza delle frasi, accompagnate da uno sguardo autoritario e un velato disprezzo,

VAI COL CIRCO:

  • quella non è una vera università
  • che lavoro potrai mai trovare
  • non ti comprerai mai una macchina o una casa con i disegnini

Andrea che mi diceva vieni a Londra con me! Scappato via dopo sei mesi di call-center a proporre servizi immaginari con i capi a controllare, non così, più incisivo, voce squillante, più convincente

… scappò via, QUESTA E’ UN EPOCA PER GENTE TOSTA, la sua frase preferita, ora lui lavora in un grande studio, mi ha chiamato due giorni fa, è diventato un art director, mi dice che ha parlato di me ai suoi capi, gli ha mostrato alcuni dei miei lavori, vorrebbero incontrarmi.

Io mi ero fatto una promessa, vado via da questo posto, ma lo penso e non mi sposto, mi prenderei a schiaffi. Vivo in un monolocale con la lavatrice sotto il piano cottura, la caldaia sopra il mobile TV, il divano da dove nessuno riesce a rialzarsi, dalla finestra la cipolla del kebabbaro che passa con piscio, mattonella, marciapiede, mi costa quasi tutto quello che guadagno. Collaboravo con due studi di comunicazione, sottopagato, quando si ricordavano di pagarmi e dovevo essere a loro disposizione appena squillava il cellulare,

VAI COL CIRCO:

  • dai Stefanino appena consegniamo il lavoro ti paghiamo
  • solo un po’ di pazienza
  • guarda Stefanino appena torno ti faccio il bonifico
  • non preoccuparti ho sempre pagato io…
  • meglio tardi che mai Stefanino…

Oppure il mio ultimo colloquio

VAI COL CIRCO:

  • mi sento portato per questo lavoro
  • sono una persona precisa e puntuale, che vuole crescere personalmente e professionalmente
  • sono disponibile a turni anche notturni
  • a lavorare la domenica
  • potrei darvi anche il 30% del mio stipendio per i primi tre mesi!

Il mio trionfo è stato il mio lavoro da Promoter per uno spazzolino da denti SUPERTECNOLOGICO-FENOMENALE-FA-TUTTO-LUI, in un negozio di elettronica nel centro commerciale, spettacolare!

La figura del promoter è divertente quanto inutile, sorridere, volantinare e cercare di piazzare!

E VAI COL CIRCO:

  • padri nella zona TV, fissi davanti a qualche partita di calcio. Madri annoiate.
  • Il cane col vestitino, nel passeggino, CHICCHINO, POVERINO, SI ANNOIA UN POCHINO.
  • Bambini rumorosi ed immancabile il: fa il bravo che il signore ti sgrida! Vabbeh.

Durante le otto ore in piedi inizio a pensare alle cose più disparate e poi la mia attenzione si sofferma sugli zombie che comprano tecnologia. Occhi puntati a cercare il prodotto più bello, assente il cervello, quasi si spintonano se c’è un prodotto in sconto. Cellulari che costano quanto un auto usata, televisori dal valore due stipendi medi, fanno finanziamenti per beni non necessari, si indebitano per un computer che useranno solo per Facebook.

Su forza! bisogna fare in fretta a comprare il nuovo smartphone, tutti in fila a spingere, veloci! Veloci! che fra sei mesi uscirà già quello nuovo.

PENSA RATEALE, recitano i cartelli appesi, “senta ho un problema con la macchina fotografica, che dice è maglio comprarla nuova?” CERTO CHE SI, risponde il commesso, oggi abbiamo tutto in promozione.

Andrea tra le sue perle un giorno mi disse, un lavoro per essere OK! dovrebbe rispondere almeno ad una di queste tre caratteristiche:

  • guadagnare un sacco di soldi
  • darti potere su altre persone
  • darti gloria personale

Personalmente ho sempre puntato sulla terza, ma questo colloquio sembra non avere nessuna delle tre caratteristiche elencate.

Rileggo la poesia che mi ha lasciato: “Il frattempo

Il frattempo è quando perdi tempo
È l’intanto mentre sei affranto
Paure passate
paure mai sanate
Pensieri futuri
il domani raffiguri
Oggi è il presente
ma tu sei assente
Ti perdi l’incanto
se ti passa accanto
Il frattempo è quando perdi tempo

Tocca a me! Sei un guerriero! sei carino e sei sicuro di te! e a volte sei anche fortunato! entro, chiudo la porta, mi invitano a sedermi.

Mi siedo, la mano sinistra con sopra un tatuaggio la nascondo tra le gambe accavallate, la destra la userò per gesticolare mentre parlo, mi aiuta a rilassarmi e poi gesticolare. C’era il signor Ettore de Giovanni (caporeparto), una psicologa e Miss Michela, che non ho capito bene chi fosse, ma è una di quelle che cammina a mento parallelo al terreno e lancia frasi in inglese in giro per la stanza, hanno dei moduli davanti da compilare, domande da farmi, sembra una scenetta già preparata

… bene ci parli di lei!

Buongiorno … Guardi a parte il mio percorso scolastico ed universitario di tendenza artistica, mio padre ha una salumeria ed io gli ho sempre dato una mano sia al banco che a gestire la cassa, parlavo con i fornitori e mi occupavo di tutto quello che ruota intorno a questo tipo di realtà.

Guardi giovanotto io sono felice che lei conosca il mestiere ma qui sono io il capo e noi stiamo cercando uno scaffalista!

de Stefano: quindi lei si sente portato per questo lavoro?

Povero me: si e comunque sono uno che si impegna al massimo nelle cose che fa Miss

Michela: cos’ha più degli altri candidati? Perché dovremmo scegliere lei?

Povero me: (ogni domanda che mi fanno barrano delle caselle, mi domando se c’è un punteggio da raggiungere, se vince qualcuno, secondo me tra di loro fanno anche delle scommesse clandestine), io credo di avere un pò di esperienza nel campo e poi garantisco la mia piena disponibilità e flessibilità.

Miss Michela: Ci dica, quali sono i motivi che l’anno spinta a candidarsi?

Risorsa umana: (perché devo mangiare? Pagare l’affitto? Per cercare di tirare avanti? O forse credi che non vedo l’ora di sistemarti il tonno con il tonno e i pomodori con i pomodori?) Come le spiegavo prima ho esperienza nel ruolo, avendo mio padre un negozio di alimentari, sono un figlio d’arte insomma, conosco e stimo la vostra azienda, vorrei farne parte, portare il mio contributo e la mia voglia di fare.

Psicologa: ci dica, dove si vede lei tra cinque anni? Quali sono le sue aspirazioni?

Risorsa umana: (ma vaffanculo! sono qui che parlo con uno che avrà si e no la terza media e fa il caporeparto, la miss che sembra avere una mazza in culo da quanto sta dritta su quella sedia, e quest’altra che fa domande del cazzo, tra 5 anni sicuramente non mi vedo a marcire qua dentro, spero!) beh! spero di passare la selezione, di dare il massimo in questo lavoro e magari un giorno fare carriera, magari diventare un caporeparto come il sig. de Giovanni.

Bene! sarà contattato nei prossimi giorni, in caso di esito positivo.

Come prepararsi per un colloquio? Tornando a casa ho un solo pensiero in testa, forse è il caso di fare un giro a Londra!