Dobbiamo fermarli … Grida assordanti, sopraffazione silenziosa, manipolazione mentale invisibile, ribellione, lividi nascosti, un ultimo grido e una grande pozza di sangue in cui sembra galleggiare una sconfitta.
Ma quando muore una vittima di femminicidio, l’ennesima donna, in quel sangue non galleggia la sua sconfitta: ci sono il suo ultimo grido e la sconfitta di una società intera.
Perché questa tristissima storia non dovrebbe avere poi soltanto all’inizio un triste posto d’onore o una priorità che si voglia chiamare in questo o quel rotocalco, in questa o quella trasmissione televisiva.
Se è così poi le luci si spengono dopo un giorno o dopo mesi su un dolore immane che resta ai figli, resta ai genitori della vittima che tutto avevano tentato di fare combattendo contro un nemico che vinceva in partenza.
In una società maschilista all’ennesima potenza le luci non si dovrebbero spegnere sulla responsabilità di tutti. Sulla responsabilità di coloro che fanno vivere i bambini prima e gli uomini poi in uno stato di atavico privilegio indiscusso. Mai devono essere loro a lottare per averlo. Loro, messi lì fin da piccoli ad ascoltare storie in cui le principesse sono fragili e dolci e devono essere poi comunque scelte da principi azzurri belli e onnipotenti. Messi lì a cercare lavoro e ad averlo prioritariamente loro perché nati per diventare capi di una possibile famiglia, che a volte poi non costruiscono su principi di uguaglianza e parità assoluta.
Messi lì a fare i “capi” di aziende che potrebbero in egual misura essere anche dirette da donne che invece lottano fin da piccole per occupare il loro spazio. Loro, le donne, lottano continuamente per far capire a tutti, che posseggono un’intelligenza viva ed una capacità innata di fare tante cose insieme e meravigliosamente all’altezza di ogni situazione. Si dice siano importanti perché in grado di dare la vita, ma non fanno soltanto questo: si destreggiano in una società che invece, ancora oggi, vorrebbe ridurre il loro ruolo al metter al mondo bambini, crescerli e lavare i piatti la sera.
Loro, non lottano per prevaricare sui maschi. Su quelli che poi si dicono vittime di donne che gli vogliono “rubare” il predominio.
Ma è la società complice che alla fine mette in mano a questi esseri malati un’arma qualunque, autorizzando le loro menti distorte ad usarla contro vittime prescelte. E loro, al grido “mia o di nessun altro”, scrivono prepotentemente la parola fine sulla vita di una donna non colpevole. Non colpevole certo di essersi allontanata da uomini non uomini, se ne ha avuto il coraggio. Non colpevole di essersi assoggettata al classico ultimo incontro accettato non per debolezza, ma per tentare ancora una volta di far capire a chi è incapace di farlo. E ancora, non colpevole di avere denunciato se lo ha fatto e non colpevole di avere protetto i suoi figli fino all’ultimo istante e non colpevole certo di aver voluto fino alla fine occupare il posto che le spettava.
Dobbiamo fermarli questi non uomini.
Dobbiamo aiutare davvero le donne di tutto il mondo a non dovere lottare continuamente contro principi di prevaricazione e comando sul sesso femminile. Inoltre, dobbiamo comunque educare tutti fin da piccoli a crescere con un senso acquisito ed interiorizzato di uguaglianza tra i sessi. Mai prevaricazione di uomini sulle donne e viceversa. Dobbiamo educare i nostri figli a portare una bandiera di parità di diritti e di doveri sempre. Solo così nessuno sentirà l’altro una sua proprietà e non ci saranno mai più non uomini che pensano di risolvere i loro problemi uccidendole poi le donne perché in quel momento avranno solo evidenziato la loro triste e falsa superiorità.