Io ero la divina, si proprio lei, il mondo mi amava, Fellini mi aveva consacrata al successo in Italia tutti erano pazzi di me. Bella ero bella, ero esplosiva. Io ero l’incarnazione di tutti i sogni maschili ero l’esempio da emulare delle donne che si muovevano come me, parlavano come me. In Italia ci fu un aumento delle bionde tutte andavano a farsi la tinta e chiedevano il biondo di Anita Ekberg.

Ero un’icona di femminilità da seguire.

Uno dei ricordi più belli della mia vita fu proprio in Italia, ah la dolce vita!
Quella sera eravamo a cena in un locale romano esclusivo lui aveva prenotato tutto il ristorante solo per noi, i giornalisti e una piccola folla di gente si accalcava fuori aspettando che uscissimo ma Marcello aveva sempre il piano b, era un uomo pieno di sorprese con lui si poteva ridere tutta la notte senza fermarsi mai e un attimo dopo diceva qualcosa di così unico da toccare le note più intime della tua anima passando dal riso alla commozione come se fosse la naturale conseguenza l’uno dell’altro sentimento.

Il piano era semplice dovevamo agire veloci al momento giusto: saremmo rimasti a cenare, a bere e ridere fino a notte tarda e quando tutti avrebbero cominciato a dare i primi cenni di cedimento ne avremmo approfittato uscendo dalla porta sul retro passando per le cucine.

Che genio quell’italiano! Così facemmo e tutto andò come previsto montammo sulla sua vespa e scorrazzammo fino alle prime luci dell’alba in giro per Roma.

Mi sentivo la protagonista di una fuga d’amore, ma cosa mi prendeva? Io ero la divina.

Su quelle due ruote abbracciata a lui, stretta al suo corpo se me lo avesse chiesto sarei stata disposta ad andare in capo al mondo rinunciando al successo, alla mia meravigliosa vita. Ci fermammo vicino alla Fontana di Trevi, era una notte di agosto il caldo era torrido, lui mi fissò e mi disse sei bella come la Venere di Botticelli lo guardai ero in estasi mai più nella mia vita mi sarebbe capitato di sentirmi addosso uno sguardo simile. Cosi feci due passi indietro mi tolsi le scarpe e mi infilai dentro la fontana dando vita alle sue fantasie, avrei pagato qualsiasi cosa in quel momento per essere il suo sogno che diventa realtà.

Lui spalanco gli occhi non poteva crederci, con le mani simulò una cinepresa e disse: – “Anita Ekberg, prima, ciak, si gira”.

Io lo presi sul serio feci un mezzo giro in acqua spostando il mio vestito e alzando le braccia offrì così il mio profilo migliore alla cinepresa e dissi come in una battuta di un copione di un film con tutto il calore, il sentimento che c’è fra due amanti e il brio dovuto al troppo champagne: – “Marcello, Marcello vieni qui”.
Lui si avvicinò distrusse la telecamera accese una sigaretta mi guardò con ammirazione e disse con un filo di voce quasi un sussurro: – “Anita io ti amo”.

4 COMMENTS

  1. La scena simbolo del film di Fellini e manifesto di una società borghese e nullafacente in crisi viene descritta
    dall’autrice con con uno stile narrativo semplice ma incisivo, cattura l’attenzione del lettore mettendo in primo piano sentimenti e emozioni che spesso sono dimenticati nella frenesia del quotidiano… Una penna giovane da incoraggiare e da seguire con attenzione.

    • Grazie, anche se nn ho descritto la scena nn ne avrei avuto le conoscenze ,le cose nn sono andate così nella realtà diciamo che la mia fantasia si è lasciata trascinare da questa scena del film la dolce vita di Fellini. Ho letto da qualche parte che quest’anno Fellini avrebbe compiuto 100 anni se fosse stato in vita.

  2. …e dopo cos’è successo?
    Lo stile simbiotico giornalistico e narrativo di quest’articolo ne caratterizza l’Autrice…che denota averne maturato le esperienze, anche se ancora nota a pochi lettori.
    Nel suo scrivere assomma la tecnica dell’asciutta sintesi giornalistica…al thrilling emotivo della narrativa romantica.
    Un sentito plauso…e l’invito a continuare a scrivere: il successo arriverà!