Morte,
mia sposa,
ti attendo,
ansimante e impaziente,
sul talamo per te preparato.
Ti brama
il mio animo dolente
e tu,
famelica,
lo graffi,
spietata signora.
L’animo mio,
guerriero fiero,
ormai arreso
ti supplica.
Non sei compassionevole forse
della sua povera gota?
Rossa e
attraversata da un fiume di dolore.
Spegnilo,
te ne prego,
liberalo.
Non riesce più a combattere,
non riesce più a soffrire.
Le tue poesie mi piacciono una più dell’altra. Sembra che chi sta scrivendo sia a metà tra l’attendere la morte, il desiderarla intensamente (è “ansimante e impaziente”, recita il quarto verso) e l’arrendersi al suo arrivo, l’abbandonarsi totalmente a lei dopo aver tanto faticato per combatterla. E anche la Morte ha una duplice faccia: dovrebbe portare la calma, la tranquillità, e invece morde e graffia, animalesca.
Ti ringrazio moltissimo, riesci ad esaminarle con sensibilità e questo non può che farmi immenso piacere!