Il termine fake news si riferisce alla molteplicità di notizie false, che comprendono sia quelle in cui l’autore effettua dichiarazioni non veritiere per ignoranza, sia quelle create e appositamente confezionate come false informazioni.

Oggi è diventato ormai alla moda la creazione di siti in cui liberamente gli utenti pubblicano notizie di giornale, articoli di vario genere e diversi altri tipi di informazioni.

Altrettanto comune è diventato per le nuove generazioni l’utilizzo del web come fonte di conoscenza nei più disparati ambiti. L’utilizzo dei motori di ricerca ha reso estremamente facile e veloce il reperimento delle informazioni attraverso l’analisi istantanea di un numero infinito di siti Internet, interpretando la volontà umana anche quando lo stesso utente non sa cosa cercare. Un esempio per tutti: l’utente che vede un ragno di colore giallo e nero e non è un esperto di aracnidi, digitando tre semplici parole (ragno, giallo, nero sul motore di ricerca google chrome) otterrà l’identificazione della specie, le sue caratteristiche e tutti i dettagli del ragno violino.

Il prezzo da pagare, tuttavia, è l’inaffidabilità della fonte e l’ignoranza dell’utente medio nel comprendere appieno informazioni di carattere tecnico-specialistico che reperisce sul web per l’assenza della competenza professionale necessaria ad approfondire argomenti specialisti.

Sull’affidabilità della fonte… fake news

Il sito di wikipedia è spesso il primo collocato in alto a fronte di qualsiasi nostra ricerca sul web. L’utente medio non si preoccupa (per ignoranza o semplice menefreghismo) del fatto che chiunque può contribuire a creare, implementare e/o modificare le varie informazioni di wikipedia. La forza omni-conoscitiva è data proprio dalla molteplicità delle informazioni che vengono costantemente implementate da un pubblico vastissimo.

L’idea di mettere insieme la conoscenza di una pluralità di soggetti rappresenta l’indiscutibile punto di forza che permette di condividere il bagaglio conoscitivo di tutti. L’errore spesso è temporaneo e minimo in quanto a fronte di un’informazione erronea che chiunque può inserire, vi sarebbero altri utenti che interverrebbero modificandola in senso correttivo.

Purtroppo questo meccanismo funziona finché tutti gli utenti non sbagliano a fronte di uno (o pochi) che possiedono la conoscenza esatta.

Pensate a materie specialistiche o altamente tecniche; ad esempio a fronte di una dato medico inserito correttamente da un primario ospedaliero di chirurgia qualsiasi utente potrebbe modificarlo in senso errato e la massa degli utenti ignoranti approverebbe quella modifica, magari conforme alle credenze popolari. L’effetto è ancor più deleterio se si riflette sulla maggior pubblicità che può così avere l’informazione inesatta pubblicata sul primo sito web che ci fornisce il motore di ricerca rispetto alla conoscenza corretta, patrimonio del solo professionista che, magari inserita all’interno di siti più specialistici, compare in fondo all’elenco e risulta comunque non utilizzata dall’utente medio che ha difficoltà ad approcciarsi ai termini tecnici del settore e al linguaggio proprio degli articoli professionali.

Dobbiamo rinunciare al Web?

L’utilizzo delle tecnologie informatiche ha aperto esponenzialmente le porte alla libera circolazione delle informazioni in modo istantaneo e garantisce la libertà di espressione a portata di click. Tutto questo deve continuare a essere utilizzato quale strumento che permette potenzialmente un’elevata possibilità di accrescimento della propria cultura personale sugli argomenti più disparati. Tuttavia è necessario imparare a conoscere i rischi, a familiarizzare con il concetto della fonte, a verificare l’autore e a dotarsi sempre più di strumenti quali credenziali di registrazione che permettano di identificare chiunque interagisca, anche solo con un click, ai vari contenuti dei siti.

Operare sul web significa esprimere la propria personalità nell’ambito di una società civile seppur attraverso strumenti telematici che permettono sempre più di superare barriere fisiche e confini statuali. Comportamenti ingiuriosi, minatori o addirittura terroristici restano fatti di reato che devono essere perseguiti e impediti anche quando realizzati celandosi dietro allo schermo di un personal computer.

Il professionista resta una figura sacra e imprescindibile

Chiunque svolga una professione ad elevato contenuto intellettuale, scientifico o tecnico utilizza costantemente banche dati di carattere professionale e non si affida certo a siti di dubbia provenienza, ove viene data libera voce al popolo. Queste banche dati comportano costi, spesso anche elevati, ma sono strumenti imprescindibili in quanto solo garantendo la provenienza della fonte da esperti autorevoli del settore, si ottiene un’informazione attendibile e necessariamente veritiera.

I corsi di laurea, strutturati da professori che hanno seguito un’apposita carriera, nonché lo studio su libri scritti a loro volta da professori od esperti del settore garantiscono, al termine di percorsi pluriennali, le basi necessarie per affrontare con elevatissime competenze materie ad alta complessità. Il libero studio sul web (magari monofonte attraverso la famosissima wikipedia) non può certo sostituire tali figure, né è possibile per l’utente medio raggiungere una conoscenza anche solo lontanamente paragonabile a quella del professionista.

Nell’ambito del giornalismo

Abbiamo tutti l’anziana vicina che è sempre stata la telecamera vivente del condominio, la quale si aggira con fare sospetto dietro le tende del proprio appartamento e con attenzione meticolosa appunta ogni movimento di ciascun vicino che passa nel suo raggio visivo. Tale soggetto è colei che sa tutto di tutti sempre. Tuttavia dalla presunta verità della prima anziana, mezza verità passa all’orecchio dell’amica, che si riduce a un quarto di verità per l’amica dell’amica ed arriva a pura fantasia nella vox populi.

Nulla di male finché tali pettegolezzi riguardano piccoli dettagli volti a dar ludico passatempo al gruppetto di vecchietti riuniti nel bar del piccolo paesello di montagna ma l’avvento del web ha aperto le porte alla diffusione di un numero infinito di presunti testimoni che raccontano notizie straordinarie a cui solo loro hanno assistito e che paventano come fatti censurati dalla stampa ufficiale.

Caro (e povero) giornalista oggi la moltitudine di utenti ha ottenuto una bella laurea delle merendine in fanta-giornalismo, a che serve un professionista?

E fosse mai pagare un equo prezzo per l’informazione che è stata acquisita, elaborata e confezionata nel rispetto criteri di veridicità, correttezza espositiva e interesse pubblico dell’informazione? Se l’utente “Pinco Superpallo” può già raccontarci tutto di tutti perché l’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico dell’amica dell’amico gli ha raccontato la fenomenale notizia segreta al resto del mondo!

Il giornalista è un professionista che come tale è tenuto a rispettare precisi canoni di veridicità e correttezza nell’esposizione di una notizia. Tanto più una notizia è di interesse pubblico “straordinario”, tanto più il giornalista avrebbe interesse a diffonderla. Quando la notizia viene diffusa solo sui social network da fonti tutt’altro che giornalistiche è solo perché tali notizie sono fake news. Il problema è oggi di primaria rilevanza considerato che migliaia di utenti non le riconosce come tali e contribuiscono alla loro ripubblicazione con un effetto che porta il Web a divenire centro di disinformazione per gli utenti.

Il business delle notizie false

L’utente medio pensa ancora oggi che l’utilizzo delle fake news sia associabile a qualche burlone che si diverte in modo ingenuo e innocuo a condividere qualche notizia errata, esagerata o stramba. Ma purtroppo c’è chi ha fatto di tale strumento un vero proprio business dove annega l’ignoranza della gente. Un esempio per tutti può essere il sito www.lercio.it definito come “sito satirico di false notizie” che parrebbe piuttosto innocuo se non fosse per gli utenti che si scatenano sulla condivisione dei suoi articoli sui social network pensando di aver trovato l’ultima notizia fenomenale del classico quotidiano.

L’elevato spessore culturale dell’utente medio, infatti, rende difficile anche solo leggere il sito da cui proviene la fonte e tanto “anche se si tratta di una bufala, ne condivido il principio”.

Dietro siti così fatti si celano veri e propri lavoratori che ne hanno fatto uno strumento di impiego ordinario a cui si contrappongono i siti che costantemente si impegnano a controbattere alle bufale diffuse dai primi con ulteriore impiego di energie lavoro. Il tutto in beffa ai professionisti che si vedono contestata la parcella perché in fondo il cliente viene in studio che ha già tutte le informazioni necessarie perché la sua mega cultura del web ha sostituito gli anni di studio, specializzazione e preparazione professionale.

Rimangono per fortuna minoritari, ma già esistenti, veri e propri fenomeni delinquenziali in cui la fake news viene studiata da appositi esperti (meglio se definiti professionisti- criminali) che confezionano la bufala al fine di ottenere un vantaggio nel mercato, screditando l’impresa e/o i prodotti concorrenti, minacciando personalità di spicco di diffondere notizie dannose e non veritiere, elaborando informazioni ingannevoli volte a ottenere da semplici like o visite di una pagina, a riscatti in denaro o addirittura il fallimento del concorrente e il monopolio della fetta di mercato di un determinato prodotto.

Conclusioni

Se l’utente medio umano mantiene le proprie scarse capacità di sviluppo intellettuale e conserva l’attuale propensione a credere alle “streghe” con prova inoppugnabile fornita dal primo sito di turno aperto ieri dall’ultimo utente di passaggio, la speranza è che si realizzino alcuni dei finali molto comuni nei film definiti di “fantascienza”. Le macchine prenderanno il controllo del mondo e comanderanno sugli esseri umani? Non sarebbe una brutta prospettiva, forse sono più in grado loro di noi di utilizzare la razionalità nella selezione di ciò che è logico, veritiero ed affidabile.