La principessa sul pisello – Parte terza

A lungo andare le sedute di psicoterapia con il giullare ebbero effetto e un bel giorno la principessa uscì dallo stato di prostrazione in cui l’avevano gettata le trame della regina madre e i tradimenti del principe Azzurro.

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Il triste epilogo della famosa fiaba che Andersen scrisse nel 1835 lo potete leggere su questo sito seguendo il link https://www.bombagiu.it/la-principessa-sul-pisello-seconda-parte/

Ma, siccome i miei pochi lettori mi hanno confessato di non riuscire più a smettere di piangere, ho deciso di asciugare le loro lacrime con questa terza parte che spero piaccia più della seconda.

A lungo andare le sedute di psicoterapia con il giullare ebbero effetto e un bel giorno la principessa uscì dallo stato di prostrazione in cui l’avevano gettata le trame della regina madre e i tradimenti del principe Azzurro.

Si guardò allo specchio: «Dio mio, sono spaventosa!» disse «Con questi capelli aggrovigliati e sfibrati sembro quasi la Medusa. E la pelle? Secca e screpolata come un brandello di cuoio seccato al sole! Dove sono finiti i miei splendidi capelli corvini e la mia bianca pelle di seta?». E posando lo sguardo su tutta la figura: «Sono davvero ingrassata troppo, ero flessuosa come un giunco e adesso sembro un elefante!» Perciò decise che era giunta l’ora di dare una nuova svolta alla sua vita. Una dieta ferrea e la frequenza costante della palestra le ridonarono, in breve tempo, un fisico asciutto e tonico e un passo lieve e armonioso. Le sedute dall’estetista ridiedero lucentezza alla pelle che divenne morbida e vellutata. Spazzola, pettine e balsamo operarono un vero miracolo sui capelli intrecciati e ribelli. «Manca il tocco finale» disse la principessa. E se li tinse.

Al castello fu annunciato un gran ballo per festeggiare l’incoronazione del principe, che nel frattempo era diventato re. Furono invitate tutte le nobili fanciulle del reame che fecero a gara per farsi ammirare da Azzurro sfoggiando meravigliosi abiti di pizzo e di seta e nastri intrecciati tra i capelli. Il grande salone della reggia, splendeva di  luci e colori: sembrava quasi un canestro di bomboniere! Anche la principessa si recò al ballo e appena il principe Azzurro la vide non ebbe occhi che per lei: «Siete davvero stupenda, sembrate una fata» le disse e le chiese come si chiamasse.

«A causa del colore dei miei capelli tutti mi chiamano Turchina»
«Turchina, appena ti ho vista il mio cuore si è riempito d’amore per te. Vuoi sposarmi?
«Ma Azzurro tu sei già sposato con la principessa sul pisello, non te lo ricordi?
«Già, hai ragione. Ma chiederò il divorzio!»

E fu così che gli avvocati del principe, ormai diventato re, si recarono nella torre dove si era volontariamente reclusa la principessa e consegnarono al giullare la necessaria documentazione.

«Dite alla vostra signora di sbrigarsi a firmare, perché il re è impaziente di contrarre un nuovo matrimonio». Lei non se lo fece ripetere due volte e firmò in tutta fretta le carte che sancivano il suo divorzio da un principe che non amava più e, anzi, disprezzava per la sua superficialità e indolenza. E siccome, finalmente, era tornata libera abbandonò la torre e si trasferì in una graziosa casetta col giardino che confinava con la residenza reale. Perciò, ben presto Turchina e Azzurro si incontrarono nuovamente:
«Sei bella come una visione e io sono nuovamente un uomo libero. Fissiamo la data per le nozze»
«Io la data l’ho già fissata» rispose la principessa «ma non sarà nuovamente con te che mi sposerò»
«Cosa dici? Non capisco…» Il principe la fissò interdetto.
«Non ti ricordi più di me? È bastato cambiare nome e colore dei capelli?»
«Ma tu sei la principessa sul pisello! Ora ti riconosco! Beh, possiamo sposarci di nuovo..»
«No, caro mio, stavolta sposerò un altro. Qualcuno che sa andare oltre le apparenze e non guarda solo alla bellezza, ma sa leggere nel cuore.»

E fu così che la principessa sul pisello, ormai diventata Turchina, sposò il suo amato giullare che le era sempre stato vicino anche quando era brutta e grassa e sproloquiava come una pazza.

E stavolta sì che vissero felici e contenti!