In molti si chiedono che cosa accade al mercato del petrolio. I tagli dell’OPEC non convincono, infatti, ed il mercato del petrolio continua a rimanere al centro dell’attenzione. Non è ancora partita concretamente la nuova ondata di riduzioni programmata da OPEC, che già i conti non tornano. E tutto questo si riflette sulle quotazioni.
Cosa accade al mercato del petrolio
L’allerta sul mercato del petrolio è già scattata da tempo, quando s’è capito che l’equilibrio raggiunto dopo il primo piano di tagli era ormai destinato a cadere. Troppa offerta a fronte di una domanda non in grado di assorbirla tutta. Chi la scorsa primavera guardava le quotazioni, era convinto che il barile potesse arrivare anche a 100 dollari, sostenuto anche da un indicatore Parabolic Sar trading system che evidenziava un forte trend al rialzo. Poi le cose sono cambiate rapidamente. Tra ottobre e novembre il prezzo del barile è precipitato, rendendo evidente la necessità di un intervento.
Ma anche questo approccio nasce sotto una cattiva stella. I tagli infatti sembrano insufficienti, quando neppure sono iniziati (lo faranno nel 2019). Per raggiungere un equilibrio stabile dovrebbe quindi esserci qualche evento che riduca improvvisamente l’offerta in altre aree del mondo. Lo dicono i numeri della stessa OPEC. Con la domanda in frenata e lo shale oil americano in ascesa, nel primo semestre 2019 il mercato globale si avvia a un surplus di 1,28 milioni di barili al giorno. Il piano di tagli previsti non è in grado di assorbirlo. Inutile dire che quando nel secondo semestre l’accordo scadrà, la situazione peggiorerebbe ulteriormente.
Il mercato è disorientato
Questa ondata di numeri contrastanti e previsioni più o meno fosche, sta mandando ai matti gli investitori. Non solo quelli delle commodities, ma anche quelli degli asset correlati (chi fa spread trading forex esempio, oppure chi fa valutario puro). Con un piano che sembra fare acqua da tutte le parti, è chiaro che nessuno al momento è pronto a scommettere sul rialzo delle quotazioni del barile. Neppure in presenza di fattori fortemente rialzisti, come la chiusura del giacimento Sharara in Libia. Anche perché il piano del OPEC parte dall’assunto che tutti rispettino gli accordi presi. Cosa già di per se molto difficile.