Così adocchiato da cotal famiglia

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“Così adocchiato da cotal famiglia, fui riconosciuto da un dannato, che si aggrappò al bordo della mia veste al grido di: “Che meraviglia!”.

In tal modo il poeta, nella prosecuzione del 15^ canto dellʼInferno. Dove egli va dietro a Virgilio su uno degli argini di pietra, entro i quali scorre un ruscello di sangue bollente, che delimita la spianata di sabbia – vale a dire il sabbione che segue la selva dei suicidi e degli scialacquatori, costituendo il terzo girone del settimo cerchio, quello che castiga i violenti contro Dio, vale a dire bestemmiatori, sodomiti e usurai.

E a Dante, quando quello che ha parlato distende il suo braccio verso di lui, non resta che guardare con attenzione la sua sembianza consumata dal troppo calore emanato dal luogo; ma quel volto bruciato non “precluse al mio intelletto di riconoscerlo”, egli precisa. Così, stendendo la sua mano sul viso di quegli, chiede con tono di stupore: “Voi siete qui, ser Brunetto?”.

A questo punto Virgilio, rendendosi conto della rilevanza del personaggio che di lì a poco imbastirà con Dante uno dei dialoghi più istruttivi, per il poeta, di tutto il viaggio ultramondano, accelera il passo, distanziandosi quanto basta dai due.

E, mentre sta per allontanarsi, si volta e agli occhi balza lʼimmagine del dannato che si fa scivolare una mano sulla faccia martoriata dal fuoco. Dopodiché, ripreso il cammino, sente replicare con voce mesta: “Dante, non ti dispiaccia se Brunetto Latini torna un poʼ indietro con te e lascia andare avanti i suoi compagni”.

Prosegue su dantepertutti.com del 30.9.2018