Cronache da un funerale

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E’ proprio vero, povero chi muore. Per tutti gli altri la vita continua…..

Sono le 4 di pomeriggio di un’assolata domenica di giugno e io e mio marito ci stiamo recando al funerale dello zio Carlo. Arriviamo quasi in contemporanea alla salma e per rispetto, aspettiamo che faccia ingresso per prima nella dimora del Signore.

La funzione funebre è prevista per le 4 e mezza, ma avere un marito puntuale come il mio vuol dire arrivare sempre in anticipo agli appuntamenti, qualunque sia la loro natura. Ci sediamo alla quarta o quinta fila perchè lui ci tiene tanto a stare il più vicino possibile ai suoi parenti. In prima fila le sorelle del defunto con i rispettivi consorti da un lato, le figlie dall’altro. Nell’attesa che inizi la funzione, mi dedico all’osservazione dei presenti. Una tipa grassa in pantaloni e gilet, sta informando le sue vicine di posto che è appena entrata l’ultima delle sorelle del morto. Deve ripetere l’importante notizia più volte perché le destinatarie del messaggio, tutte sull’ottantina, evidentemente non ci sentono molto bene. L’ultima volta urla quasi suscitando l’interesse anche di quelli seduti davanti, mentre al secondo banco, una nipote del defunto sorride, a tratti ride con il proprio marito.

Più che contrita sembra abbastanza allegra.

La celebrazione non rispetta l’orario previsto. Mi volto per cercare di scorgere qualche conoscente e nello stesso tempo per capire quanta gente ci sia in chiesa. Sembra quasi che la presenza delle persone ad un funerale dia la dimensione del valore e dell’importanza del defunto. E’ come dire che il numero dei presenti alle esequie è direttamente proporzionale ai meriti del caro estinto. Per la verità gli ultimi banchi della Chiesa sono completamente vuoti… sicuramente sarà colpa del caldo. La teoria della diretta proporzionalità in questo caso farà eccezione…penso, lo zio Carlo era proprio una brava persona, forse un po’ misantropo e poco avvezzo alle relazioni sociali.

La Chiesa è ancora addobbata per un matrimonio che non deve essere stato celebrato molte ore prima.

Lo capisco dall’allestimento floreale ancora intatto. Rose e gerbere bianche e gialle, che strano, gli stessi colori usati per la composizione che copre la bara, ma a dire il vero quelli del matrimonio sembrano di gran lunga essersi mantenuti meglio. Noto infatti come quelle del copricassa siano quasi avvizzite.

Ad un tratto si sente un rumore provenire da dietro l’altare. Si intravvede una tonaca…. finalmente è arrivato il prete. No, non deve essere un prete dato che pur essendo in veste bianca non indossa alcun paramento. E’ un ragazzo di colore, spalle larghe, fisico scolpito…Che ci fa qui questo macho? E’ davvero un bel tipo, lo vedrei meglio in qualche film, magari un bell’hard… ma che cavolo mi viene in mente? Sono qui per pregare per l’anima dello zio e invece… vergogna, vergogna….L’eterno riposo dona allo zio Carlo, Signore…..

Un battito d’ali amplificato dalla profondità della Chiesa, interrompe le mie compite meditazioni… due colombe sono entrate in Chiesa e pare che anche loro vogliano assistere alla cerimonia… O forse è un segno di Dio…. Ci vorrà sicuramente dire qualcosa…. Ma cosa?…L’nterpretazione è davvero difficile, ammesso che ce ne sia una….

Intanto molti dei partecipanti alla cerimonia funebre si animano grazie alla presenza dei due pii pennuti che svolazzano da un lato all’altro della Chiesa. Ad ogni loro spostamento segue un vocio di stupore, talvolta di compiacimento.

Anch’io lo ammetto vengo rapita da questa estatica visione, ma una goccia di sudore mi imperla la fronte e mi riporta alla realtà. Guardo l’orologio, sono le cinque del pomeriggio. Hallelujah, il prete è arrivato….